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Schede di grammatica italiana
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PRETENSIONE O PRETENZIONE?

Dipende dal significato.

• Quando la parola significa ‘ambizione di apparire di qualità o livello superiore’ (dal latino praetensionem), entrambe le forme sono corrette, anche se pretensione è molto più frequente

- Stupide pretensioni di certi scienziati di cuor meschino (L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal)

- Difende un sovrano e le sue pretenzioni terrene (G. Bufalino, Le menzogne della notte)

• Quando la parola significa ‘tensione preventiva’, l’unica forma corretta è pretensione, composto del prefisso pre- + tensione

- sulle cinture di sicurezza anteriori, la doppia pretensione viene esercitata alle due estremità della cintura («La Repubblica»).

 

VEDI ANCHE

-sione o -zione?

 

 

PREVALERE: AVERE O ESSERE?

Il verbo prevalere può essere usato, nei tempi composti, sia con l’ausiliare avere, sia con l’ausiliare essere 

- Alla fine ha prevalso la forza

- Tra i senatori è prevalso un atteggiamento conciliante

L’ausiliare avere appare quello oggi più diffuso

- Sulla visione di alcuni hanno prevalso i fronti interni di altri, come è logico che accada nell’Europa a Ventisette («La Repubblica»)

- Ha detto bene il sindaco di Merate, ha prevalso la logica politica su quella dei contenuti (www.merateonline.it)

In base alle norme della >>>concordanza, quando si usa l’ausiliare essere il participio passato deve avere lo stesso genere e lo stesso numero del soggetto

- In Europa è prevalso l’ottimismo in scia al recupero di Wall Street («La Repubblica»).

 

VEDI ANCHE

avere o essere?

 

 

COMPLEMENTO DI PREZZO O STIMA

Nell’analisi logica, il complemento di prezzo o stima indica il costo di un oggetto o il prezzo al quale viene acquistato o venduto, in senso sia proprio, sia figurato.

Spesso è formato da un numero seguito dall’unità monetaria (euro, dollaro, sterlina ecc.) o da avverbi (o locuzioni) che indicano con approssimazione il prezzo del prodotto.

Quando dipende da verbi come pagare, costare, sborsare, il complemento di prezzo si trova in forma diretta e si esprime senza preposizione

- Un litro di latte costa 1,5 euro

- Per queste scarpe ho pagato 150 euro

- Ti piace la mia giacca? Ho sborsato quasi 500 dollari per averla!

Quando è usato con verbi come comprare, acquistare, vendere, affittare, il complemento di prezzo si trova invece in forma indiretta, introdotto dalle preposizioni >>>a e >>>per

- Patrizio e Giuliana hanno venduto il loro camper a ventimila euro

- Per 50 euro ho comprato un cofanetto con tutti i dischi dei Beatles

Quando si indica un prezzo approssimativo, si usano la preposizione su o la locuzione preposizionale intorno a

- L’abbiamo pagato sui 10.000 euro

- Costa intorno ai venti dollari

Sono da considerare complementi di prezzo anche espressioni come un patrimonio, un capitale, una fortuna, un sacco, a metà prezzo, un occhio della testa, a basso costo, oppure avverbi e locuzioni avverbiali come molto, troppo, poco, di meno, di più ecc.

- Inter, Moratti: “Tevez? Costava troppo” («Il Sole 24 Ore»)

- Quell’auto gli è costata una fortuna

- Hai pagato un sacco per quei jeans.

 

 

PRIMA CHE O PRIMA DI?

Entrambi i costrutti sono corretti per indicare che l’evento descritto dal verbo della proposizione >>>principale si verifica prima di quello espresso nella proposizione >>>subordinata.

Prima che è una locuzione >>>congiuntiva temporale esplicita. Di regola, la proposizione dipendente introdotta da prima che ha il verbo al congiuntivo

- Ripensaci prima che sia troppo tardi

Prima di è una locuzione >>>preposizionale. Di regola, la proposizione dipendente introdotta da prima di ha il verbo all’infinito presente o passato

- Prima di pensare a te stesso, pensa agli altri.

 

VEDI ANCHE

locuzioni

preposizioni

avverbi

 

 

PRIMA CONIUGAZIONE

La prima coniugazione comprende tutti i verbi il cui infinito termina in -are

Si tratta di molti dei verbi della I coniugazione latina e della quasi totalità dei verbi di nuova formazione.

I verbi che terminano in -care o -gare mantengono la stessa pronuncia della c e della g che hanno all’infinito anche davanti alle desinenze che cominciano per i e per e; per rendere questa pronuncia, nella grafia prendono una h

sporc-are> sporc-hiamo

vag-are > vag-herà

I verbi che terminano in -ciare, -giare e -sciare, nella grafia perdono la i diacritica della >>>radice (superflua per la pronuncia) davanti alle desinenze che cominciano per i e per e

rinunci-are > rinunc-erò

danneggi-are> dannegg-eremo

lasci-are > lasc-erò

• I verbi che terminano in -gliare mantengono la i della radice davanti alle desinenze che cominciano per e

tagli-are > tagl-ierai

spogli-are > spogl-ieremo

• I verbi che terminano in -chiare, -ghiare, -gliare non mantengono la i della radice davanti alle desinenze che cominciano per i

fischi-are > fisch-iamo

ringhi-are > ringh-i

• I verbi che terminano in -gnare conservano di regola la i delle desinenze – anche se superflua ai fini della pronuncia – nella 1a persona plurale dell’indicativo e del congiuntivo presente, e nella 2a persona plurale del congiuntivo presente

sognare > sogn-iamo

lagnare > lagn-iate

In questi casi è diffusa anche la grafia senza -i, che – pur giustificata dal punto di vista della pronuncia – è sconsigliabile, perché altera la forma della desinenza

sognamo il giorno perfetto (www.matrimonio.com)

• I verbi che alla 1a persona dell’indicativo presente terminano in -ìo (con accento sulla i) mantengono la i anche davanti un’altra i

invì-o > inv-ìi

scì-o > sc-ìino

• I verbi che alla 1a persona dell’indicativo presente terminano in -io non accentato non mantengono la i davanti a un’altra i

stùdi-o > stud-i

ripùdi-o > ripud-ino

• I verbi con radice terminante in e la mantengono anche davanti a un’altra e

alline-are > alline-eremo

cre-are > cre-erei

• I verbi che nelle forme accentate sulla radice hanno un >>>dittongo possono perderlo nelle forme accentate sulla desinenza, ma oggi sono più frequenti le forme con conservazione del dittongo

io suòno > noi suoniamo.

 

VEDI ANCHE

coniugazione

vocale tematica

 

 

PRIMARIE, INTERIEZIONI vedi INTERIEZIONI PRIMARIE

 

 

PRIMO E SECONDO TERMINE DI PARAGONE

Si chiamano primo e secondo termine di paragone gli elementi messi a confronto dall’aggettivo >>>qualificativo al grado comparativo.

Con il comparativo di maggioranza e di minoranza, il secondo termine di paragone può essere introdotto dalla preposizione >>>di e dalla congiunzione che

• È introdotto da di quando è costituito da un nome o un pronome non preceduti da una preposizione, o da un avverbio

- Antonella è più simpatica di Lucia

- Di solito Stefania è più puntuale di me

- Oggi mi sento meno addormentato di ieri

• È introdotto da che in diversi casi:

~ quando è un nome o un pronome preceduto da una preposizione

- Lorenzo è più disponibile con Alessandra che con Antonella

- Maurizia vuole bene più a te che a me

~ quando si confrontano due aggettivi riferiti allo stesso nome

- Quel ragazzo è più furbo che onesto

- Gianna è più simpatica che gentile

~ quando si confrontano verbi o avverbi

- Mi piace di più preparare i dolci che mangiarli

- Fa più freddo oggi che ieri

Nel comparativo di uguaglianza il secondo termine di paragone è introdotto da come o quanto

- Antonio è alto come Paolo

- Sara e Caterina sono ritardatarie quanto noi

Si chiama secondo termine di paragone anche il gruppo di persone o cose messo a confronto dall’aggettivo al grado superlativo relativo, che è introdotto dalla preposizione di

- Nella guida sportiva, Stefano si è dimostrato il più bravo di tutti

- Mario è il più giovane dei miei figli

Quando equivale a tutti, il secondo termine di paragone può essere anche sottinteso

- Nicola è il più giovane.

 

VEDI ANCHE

grado degli aggettivi