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Schede di grammatica italiana
O 3


AGGETTIVI NUMERALI ORDINALI

Gli aggettivi numerali ordinali sono >>>aggettivi che indicano il posto di una cosa o di una persona in una serie ordinata.

Sono variabili in genere e numero

- il decimo posto, la decima puntata

- il secondo tavolo, i secondi classificati

- la prima volta, i primi freddi

I primi dieci ordinali presentano una forma propria derivata dal latino: primo, secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono, decimo.

Da undicesimo in poi, invece, si formano con il suffisso -esimo aggiunto all’aggettivo numerale >>>cardinale senza la vocale finale

- sedici> sedicesimo

- ventiquattro> ventiquattresimo

- trentotto> trentottesimo

Nei composti con tre la -e finale si conserva

- ventitré> ventitreesimo

- trentatré> trentatreesimo

Nei composti con sei la -i finale si conserva

- ventisei> ventiseiesimo

I numerali ordinali possono anche essere sostantivati

- frequentare la quinta (= classe scolastica), viaggiare in prima (= classe ferroviaria), suonare la sesta (= sinfonia), elevare alla terza (= potenza), inserire la quarta (= marcia), due primi (= piatti)

Di solito gli ordinali si antepongono al sostantivo

- Viviamo al terzo piano

- È la quinta volta che succede

Sono posposti solo in alcuni casi:

• con i nomi di re, papi, principi

- Carlo quinto, Benedetto sedicesimo, Alberto primo

• per indicare la posizione in una successione (soprattutto nel caso di capitoli, canti, atti teatrali)

- capitolo terzo, canto ventesimo, atto primo

In alcuni casi si usano in alternativa ai cardinali:

• con i secoli

- il secolo tredicesimo / il Duecento

il nome secolo può essere sia posposto, sia anteposto 

- il secolo quindicesimo / il quindicesimo secolo

• con il giorno iniziale del mese

- il primo marzo / l’uno marzo 

• per indicare capitoli, parti di un’opera, o una successione

- capitolo secondo / capitolo due

- terzo binario / binario tre

Come per i numerali cardinali, gli ordinali andrebbero scritti in cifre solo in contesti tecnici o scientifici; in qualunque altro tipo di testo sarebbe preferibile scriverli in lettere, tranne nel caso in cui si tratti di un numero molto alto 

- Si è classificato 3118o

In cifre, gli ordinali si scrivono usando i >>>numeri romani

- II, IX, X, XV

o i numeri arabi seguiti in esponente da o per il maschile e da a per il femminile

- 2o, 9a, 10o, 15a

L’esponente non si usa mai con i numeri romani.

Nelle scritture informali si possono trovare anche grafie miste (cifre e lettere)

- Che mi dite della 14ma?? (www.it.answers.yahoo.com)

Un aggettivo numerale ordinale a sé è ennesimo, che – ricavato dal linguaggio matematico – indica un nuovo elemento in una serie ed è molto usato nel linguaggio informale e in quello giornalistico

- Ennesimo incidente sulla pista di via Zanon («Messaggero veneto»).

 

USI 

In riferimento ai secoli o al nome di sovrani e pontefici, talvolta si usa ancora (per i numeri superiori al decimo) il sistema di conteggio comune fino all’Ottocento, che consiste nel tenere separato l’aggettivo indicante la prima cifra da quello indicante la seconda (decimoprimo invece di undicesimo; ventesimoquinto invece di venticinquesimo)

- La reale figliuola di Luigi decimosesto (C. Botta, Storia d’Italia)

- L’Italia del secolo decimoterzo

È sconsigliabile invece la sostituzione del numerale ordinale al numerale cardinale per i nomi dei sovrani, che è usata in particolare a proposito degli oggetti di antiquariato:
- stile Luigi quattordici
, Luigi quindici, Luigi sedici ecc.

Si tratta di un’abitudine che si è diffusa sul modello della lingua francese, nella quale si usano di norma i numeri cardinali nei nomi di sovrani e papi. 

 

 

ORECCHIO O ORECCHIA?

In italiano esistono due forme provenienti dal latino auriculam: il sostantivo maschile orecchio e il sostantivo femminile orecchia.

• Il maschile singolare orecchio è la forma più diffusa per indicare l’organo dell’udito, anche in senso figurato

- Mi fa male l’orecchio destro

- Ha molto orecchio per le lingue

Ha due plurali:

• il maschile orecchi è meno comune e si usa soprattutto per indicare gli organi considerati singolarmente

- Le emissioni risultarono assenti in 17 sugli 80 orecchi esaminati (F. Grandori, A. Martini, Potenziali evocati uditivi)

oppure si usa in alcune locuzioni

- essere tutt’orecchi, anche i muri hanno orecchi, essere duri d’orecchi 

• il femminile orecchie si usa per indicare la coppia di orecchie di un individuo

- Maria ha le orecchie a sventola

• Il femminile singolare orecchia è poco usato per indicare l’organo dell’udito, mentre è molto comune per indicare una sporgenza simile a quella delle orecchie  

- Ho fatto un’orecchia alla pagina che mi interessa

Il plurale è orecchie.

La forma femminile, diffusa anche in molti dialetti, è comune nei nomi di cibi

- orecchia di elefante (= tipo di cotoletta alla milanese)

- orecchiette alle cime di rapa (= tipo di pasta di origine pugliese).

 

STORIA 

Nella tradizione letteraria dei secoli scorsi era presente anche il plurale le orecchia sul modello di forme come le dita, le ginocchia

- Ecco i Fanesi, che le membra / si veston, come vedi, con le orecchia (F. degli Uberti, Dittamondo).

 

 

COMPLEMENTO DI ORIGINE O PROVENIENZA

Nell’analisi logica, il complemento di origine o provenienza è il complemento indiretto che indica la provenienza di una persona o di un essere inanimato, in senso sia proprio, sia figurato.

Il complemento di origine o provenienza può essere introdotto dalle preposizioni di e da

- Siamo di Napoli

- Quel sentimento proveniva dalla delusione.

 

 

ORTO-

Orto- è un >>>prefissoide derivato dal greco orthòs ‘retto, diritto’, ed è usato in parole derivate direttamente dal greco (ortodossia, ortografia) o formate modernamente e appartenenti soprattutto al linguaggio scientifico e tecnico

- ortodonzia (‘settore della medicina che cura le malformazioni dentarie’)

- ortopedia (‘settore della medicina che si occupa dell’apparato locomotore’).

 

DUBBI 

Questo prefissoide non è da confondere con orto- primo elemento di parole composte come ortofrutta, ortofrutticoltura, ortofrutticoltore, ortofrutticolo: in questi casi si tratta della parola orto, dal latino hortum ‘piccolo appezzamento di terra’.

 

 

-OSI

-osi è un >>>suffisso derivato dal greco -osis, ed è usato in parole derivate direttamente dal greco (anchilosi, necrosi) o formate modernamente e appartenenti soprattutto al linguaggio scientifico e tecnico

- ipnosi (‘particolare stato della coscienza simile al sonno’)

- fibrosi (‘degenerazione del tessuto fibroso’).

 

DUBBI 

Le parole con il suffisso -osi si possono pronunciare sia con accentazione >>>piana, seguendo la pronuncia della parola in latino (la lingua attraverso la quale è giunta in italiano)

- necròsi (dal latino tardo necròsis)

sia con accentazione >>>sdrucciola, fedele alla pronuncia della parola greca originaria 

- anchìlosi (dal greco ankỳlosis).

 

 

OSSEQUENTE O OSSEQUIENTE?

La grafia corretta è ossequente, con il nesso -que- come nella parola latina da cui deriva: il participio obsequentem 

- si professava con tutto il cuore ossequente alle credenze religiose del collega (C. Levi, L’orologio)

La forma ossequiente è sconsigliabile, anche se molto diffusa, ed è dovuta all’influenza del sostantivo ossequio

- una cerimoniosità premurosa e ossequiente (A. Moravia, Il conformista).

 

 

OSSIMORO: OSSÌMORO O OSSIMÒRO?

Per questa parola, che indica una figura retorica basata sull’accostamento di termini contraddittori, sono corrette entrambe le pronunce. 

Ossìmoro, con accentazione >>>sdrucciola, segue la pronuncia dell’etimo greco oxỳmoron ed è la soluzione leggermente più diffusa.

Ossimòro, con accentazione >>>piana, continua la pronuncia della parola in latino (la lingua attraverso la quale è giunta in italiano) ed è la soluzione leggermente meno diffusa.

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

OSSI O OSSA?

La parola osso ha due plurali, che rispondono a sfumature di significato diverse.

• Il plurale maschile ossi, formato regolarmente dal singolare osso, si riferisce ai singoli elementi considerati separatamente, oppure a quelli animali

- gli ossi del femore, ossi di seppia

• Il plurale femminile ossa, proveniente dal >>>neutro plurale latino ossa, è usato per indicare l’insieme dell’ossatura umana

- le ossa del corpo, essere pelle e ossa.

 

VEDI ANCHE   

plurali doppi

 

 

OSSITONA, ACCENTAZIONE vedi TRONCA, ACCENTAZIONE

 

 

OSTERIA O OSTARIA?

La forma corretta di questa parola, che deriva dal sostantivo oste (a sua volta dal latino hospitem), è osteria, perché in italiano i nomi che indicano un esercizio commerciale si formano con il suffisso -eria, come macelleria, drogheria, libreria, pasticceria.

La forma ostaria è una variante dialettale comune a tutte le regioni d’Italia tranne la Toscana. 

È diffusa anche la variante antica hostaria, con la riproduzione dell’h etimologica della base latina.  

 

USI 

Molti gestori scelgono la forma in -aria per dare una caratterizzazione particolare al proprio locale: per sottolineare il legame con il territorio o, nel caso di hostaria, per suggerire il richiamo alla tradizione.

 

 

OTTA-

Otta- è un >>>prefissoide derivato dal greco octa- ‘otto’ e indica il numero otto in parole composte appartenenti soprattutto al linguaggio scientifico e tecnico

- ottaedro (‘poliedro con otto facce’)

- ottagono (‘poligono con otto vertici’)

- ottametro (‘verso classico di otto piedi’).

 

 

OTTATIVE, PROPOSIZIONI vedi DESIDERATIVE, PROPOSIZIONI

 

 

OVVERO

La congiunzione ovvero (anche nella forma ovverosia) svolge oggi soprattutto la funzione di congiunzione >>>dichiarativa, coordinativa o subordinativa

- CIA, ovvero Central Intelligence Agency

- Questo non capisco: ovvero come sei arrivato fin qua

Meno diffusa, e presente soprattutto negli scritti formali o burocratici, è la funzione di congiunzione >>>disgiuntiva coordinativa o subordinativa

- Qualora il comune assuma l’esercizio diretto del parcheggio con custodia o lo dia in concessione ovvero disponga l’installazione dei dispositivi di controllo (Nuovo codice della strada

- La vecchia signora Garac, per ingenuità ovvero per arte, aveva l’aria d’avermi nominato suo cavalier servente (P. Chiara, L’uovo al cianuro).