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Schede di grammatica italiana
O 1


OBBLIGATORIETÀ O OBBLIGATORITÀ?

La forma corretta è obbligatorietà, perché il suffisso -ietà nei sostantivi derivati si usa quando l’aggettivo da cui derivano finisce in -io

- obbligatorio > obbligatorietà.

 

VEDI ANCHE   

-ità, -ietà o -eità?

 

 

OBIETTIVO O OBBIETTIVO?

Sono corrette entrambe le forme: la forma obiettivo è più vicina all’etimo latino obiectivum, mentre obbiettivo è una forma di origine popolare che ha subito il raddoppiamento della b davanti a i con valore di >>>semiconsonante.

La forma di gran lunga più usata nell’italiano contemporaneo (sia come sostantivo, sia come aggettivo) è obiettivo, con una sola b

- un obiettivo ambizioso / un obbiettivo ambizioso  

- una persona obiettiva / una persona obbiettiva

Ma entrambe le forme possono vantare attestazioni letterarie, anche piuttosto recenti

- si guardò a lungo, osservandosi con un distacco obbiettivo e privo di compiacimento (A. Moravia, Il conformista)

- cambiavano in continuazione l’obiettivo alla macchina (E. Rea, La dismissione).

 

 

OCCASIONALISMO vedi NEOLOGISMI

 

 

OCCHIO / OCULARE

Spesso, nella formazione di aggettivi provenienti da nomi, si ricorre a una forma più vicina alla base latina o greca.

Nel caso di occhio, l’aggettivo corrispondente deriva direttamente dal latino ocularem

- bulbo oculare, testimone oculare, patologia oculare.

 

 

OD vedi D (EUFONICA)

 

 

OFFRII O OFFERSI?

Entrambe le forme sono corrette, ma quella di gran lunga più comune nell’italiano contemporaneo è offrii (alla 3a persona singolare offrì, alla 3a persona plurale offrirono). 

Offersi (come offerse e offersero) è oggi di uso molto più raro e si avvia a diventare una forma antiquata. Lo stesso vale per le forme di >>>passato remoto cosiddette deboli presenti nei paradigmi dei verbi aprire, riaprire, coprire, ricoprire, scoprire, riscoprire.

 

STORIA 

Nell’edizione definitiva dei Promessi sposi, la cui lingua è modellata sul parlato fiorentino colto del primo Ottocento, Manzoni corresse i vari aperse, coperse, scoperse, offerse sostituendoli rispettivamente con aprì, coprì, scoprì, offrì.

 

 

PROPOSIZIONI OGGETTIVE

Nell’analisi del periodo, le proposizioni oggettive sono proposizioni >>>completive che svolgono, per così dire, la funzione del complemento >>>oggetto.

Le proposizioni oggettive possono essere introdotte da un verbo, un nome o un aggettivo

- Capisco che vuoi giocare

- La consapevolezza che tu voglia giocare non mi ha mai sfiorato

- Sono cosciente che tu voglia giocare

Le proposizioni oggettive si costruiscono in maniera diversa a seconda che siano esplicite o implicite.

• In forma esplicita sono introdotte dalla congiunzione che e hanno il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale, seguendo le regole della concordanza tra i tempi dei verbi (>>>consecutio temporum)

Dico che sta bene

Pensavo che Francesco avesse studiato

Credevamo che sareste arrivati domani

• In forma implicita presentano il verbo all’infinito e sono introdotte dalla >>>preposizione semplice di, oppure richiedono una reggenza assoluta senza preposizione

Credevo di annegare

Vedo le cose ruotare intorno a me

La forma implicita si usa quando il soggetto dell’oggettiva è lo stesso della proposizione reggente

Penso di stare bene

Maria crede di riuscirci

oppure, se i soggetti sono diversi, con verbi transitivi come vedere, sentire, udire ecc. in cui il soggetto dell’oggettiva è contemporaneamente complemento oggetto della reggente

Vi sento protestare animatamente

L’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle oggettive non rispecchia solo una contrapposizione tra oggettività e soggettività, tipica di questi modi verbali, ma anche una tendenza a un uso più popolare e parlato rispetto a un uso più formale e letterario

Penso / che questa mia generazione è preparata (I Nomadi, Dio è morto

Credo che vada bene (A. De Carlo, Uccelli da gabbia e da voliera

Inoltre, la scelta del modo dipende in larga parte dal tipo di verbo reggente.

• Reggono il >>>congiuntivo soprattutto i verbi che si riferiscono a un’opinione (credere, pensare, ritenere ecc.), un ordine, una richiesta, una volontà (pregare, chiedere, volere ecc.), un’aspettativa (desiderare, sperare, temere ecc.)

Ritengo che sia giusto così

Voglio che tu vada a New York

Spero che Carlo abbia ragione

• Reggono l’>>>indicativo i verbi che esprimono un giudizio, una sensazione, una percezione (accorgersi, affermare, dichiarare, dire, sentire, sostenere ecc.)

Dichiarò che il caso era chiuso

Mi accorsi che lei non stava bene

Sostengo che avete torto

• I verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari:

- per evidenziare l’aspetto volitivo, esortativo (la proposizione oggettiva si avvicina in questo caso a una proposizione >>>finale)

Mi disse che ci sbrigassimo

- per sottolineare l’incertezza, l’eventualità dell’azione (soprattutto se il soggetto della reggente è indeterminato)

Si dice che il treno venga da Roma

- se la reggente è di significato negativo

Non dico che Chiara abbia torto

- se la reggente è un’interrogativa retorica

Chi ci garantisce che lui abbia ragione?

- quando la proposizione oggettiva è anteposta alla reggente

Che qua il mare fosse pulito, te l’ho sempre detto 

• Altri verbi, invece, hanno una sfumatura semantica diversa a seconda che siano all’indicativo o al congiuntivo

Ammettiamo (= riconosciamo) che tu hai torto / Ammettiamo (= supponiamo)che tu abbia torto

Considerate (= tenete conto) che il tempo è brutto / Considerate (= supponete) che il tempo sia brutto 

Pensate (= riflettete)che Luigi abita qua / Pensate (= immaginate) che Luigi abiti qui 

Quando le forme del congiuntivo presente sono uguali nelle tre persone singolari, è opportuno specificare il soggetto della 2a persona singolare per non creare ambiguità

Spero che tu venga (perché Spero che venga può essere inteso come Spero che lui venga)

Un’oggettiva può essere costruita anche con il >>>condizionale:

• nell’>>>apodosi di un periodo ipotetico

Credo che ti saresti trovato bene se fossi venuto a trovarci

• per esprimere il >>>futuro nel passato

Non pensavo che avresti risposto

• in tutti i casi nei quali si userebbe il condizionale in una frase enunciativa

Ritengo che dovresti intervenire

Esistono alcuni costrutti alternativi per esprimere un’oggettiva:

• soprattutto in subordinate di secondo grado, si può omettere la congiunzione che, per evitare l’accumulo di congiunzioni; i modi usati sono il congiuntivo o il condizionale

Volevo dire che penso tu abbia torto

Ti ripeto che pensavamo avreste avuto difficoltà

in questo caso l’uso dell’indicativo è possibile solo con il futuro

Spero tornerai da me

• si può usare la congiunzione come al posto di che, con il verbo preferibilmente al congiuntivo

Abbiamo constatato come tutti fossero d’accordo

Ho già mostrato come tutto ciò sia inutile

• con verbi che indicano un giudizio, un pensiero (dichiarare, credere, ritenere, proclamare ecc.), si può omettere l’ausiliare e usare soltanto il participio passato concordato con il soggetto della proposizione oggettiva

Dichiaro chiusa la votazione (= dichiaro che la votazione è chiusa)

Ritengo venuta l’ora delle conclusioni (= ritengo che sia venuta l’ora delle conclusioni).

 

STORIA 

Nella lingua letteraria dei secoli scorsi era frequente il costrutto, esemplato sul latino, con il verbo all’infinito e l’omissione della congiunzione che

- Sapeva niuna altra cosa le minacce essere che arme del minacciato (G. Boccaccio, Decameron).

 

 

COMPLEMENTO OGGETTO

Nell’analisi logica, il complemento oggetto (chiamato anche complemento oggetto diretto o complemento diretto) è il complemento che indica l’oggetto (persona, essere animato o inanimato) dell’azione indicata dal verbo transitivo attivo della frase. 

Il complemento oggetto è collegato al verbo direttamente, senza preposizioni

Luca guarda la partita

Anna ama i fiori

Abbiamo scelto te

Esistono alcuni casi particolari:

• se il complemento presenta la stessa >>>radice del verbo, si parla di complemento dell’oggetto interno

Vivere una vita piena

Sognare un bel sogno

E prendine dottrina / dal publican che dolse i suoi dolori (G. Orlandi, Rime)

• se il nome è preceduto dalle forme articolate della preposizione di, per indicare una quantità generica, si parla di complemento oggetto >>>partitivo

Avere delle possibilità

Bere del buon vino.

 

STORIA 

Nella tradizione letteraria dei secoli scorsi, il complemento oggetto poteva dipendere direttamente da un participio passato o da un aggettivo. Si tratta del cosiddetto accusativo di relazione o accusativo alla greca (perché nel greco antico questo costrutto era piuttosto frequente)

- Di doppia pietate ornata il ciglio (F. Petrarca, Canzoniere)

- Questa sorella […] mansueta il viso (N. Tommaseo, Fede e bellezza).

 

 

OGNUNO vedi INDEFINITI, PRONOMI

 

 

OLIMPICO O OLIMPIONICO?

Entrambe le forme sono corrette, ma i due aggettivi si differenziano per alcune sfumature di significato.

Olimpico indica sia ciò che riguarda il monte greco Olimpo, sede degli antichi dei greci

- divinità olimpiche, calma olimpica, dio olimpico

• sia ciò che riguarda la città di Olimpia, sede delle antiche olimpiadi greche e dunque, per estensione, ciò che riguarda le olimpiadi moderne

- gare olimpiche, agonismo olimpico, record olimpici

Olimpionico, invece, indica tutto ciò che riguarda le gare sportive note come Olimpiadi (sia quelle antiche, sia quelle moderne)

- campionessa olimpionica, primato olimpionico, premiazioni olimpioniche

Olimpionico è usato spesso anche come sostantivo 

- Tra le persone coinvolte, anche un olimpionico di boxe del Kenya (www.repubblica.it).