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Schede di grammatica italiana
I 2


IMPERATIVO

L’imperativo è un modo verbale finito che esprime un comando, un ordine, una richiesta, un invito, un divieto. Si trova soltanto nelle proposizioni principali (volitive e esclamative); ha solo il tempo presente e la 2a persona singolare e plurale

- parla, parlate; vieni, venite; corri, correte

Le persone mancanti sono sostituite in vario modo.

• Per la 1a persona, quando il parlante vuole rivolgersi a sé stesso può usare la 1a persona plurale del congiuntivo esortativo o la 2a persona singolare dell’imperativo

- Carlo, stiamo tranquilli! / Carlo, stai tranquillo!

• Per la 3a persona singolare e plurale e per la 1a persona plurale si ricorre al congiuntivo esortativo

- Quell’uomo se ne vada!

- Che facciano silenzio!

- Smettiamo questa scena pietosa!

In alcuni verbi (come gli ausiliari essere e avere o i verbi servili sapere e volere) il congiuntivo sostituisce anche la 2a persona singolare e plurale dell’imperativo. Per la 2a persona plurale si usano le forme regolari (siate, abbiate, sappiate, vogliate). Per la 2a singolare si usano, invece, le antiche forme sii, abbi, sappi, vogli ormai scorrette come forme del congiuntivo e di fatto specializzate come forme dell’imperativo

- Sii buono: falla finita!

- Se sei una brava persona, abbi rispetto del loro dolore

- Sappi che è tutto vero

- Voglimi bene lo stesso!

Per il verbo credere, il congiuntivo sostituisce solo la 2a persona plurale dell’imperativo negativo

- Non crediate che sia facile!

Nell’imperativo negativo la 2a persona singolare è sostituita dall’infinito

- non parlare!, non bere!, non alzarti!

Il futuro dell’imperativo può essere espresso con il cosiddetto futuro iussivo (futuro semplice, indicativo)

- rimarrai in casa a studiare / rimarrete in casa a studiare.

 

DUBBI 

Per la 2a persona singolare dei verbi stare, andare, fare, dare si usano nell’italiano contemporaneo due forme:

~ la forma piena 

- stai, vai, fai, dai

~ la forma con l’apostrofo che indica il troncamento 

- sta’, va’, fa’, da’

Le forme originarie sta, va, fa, da, molto diffuse nell’italiano antico, sono da considerarsi ormai arcaiche e come tali non più utilizzabili (se non in forme cristallizzate come la locuzione sostantivata va e vieni). Semplicemente scorrette, e dunque inaccettabili, sono le forme accentate stà, , ,

 

USI 

Mentre nell’imperativo affermativo i pronomi atoni vengono uniti al verbo sempre alla fine (amalo, rispondimi, guardaci), nell’imperativo negativo possono trovarsi sia prima, sia dopo il verbo

- non lo amare / non amarlo,  non lo fate / non fatelo

Il secondo tipo è oggi in forte espansione, ma il primo, sostenuto da un’ampia presenza nella tradizione letteraria otto-novecentesca, rimane ancora quello più diffuso.

 

STORIA 

Nell’italiano antico anche l’imperativo affermativo poteva essere preceduto dal pronome atono, purché non si trovasse all’inizio di una frase

- Or ti consuma e piangi (F. Petrarca, Canzoniere)

A partire dal Settecento si cominciò a usare questo imperativo anche a inizio di frase, soprattutto nel melodramma, nella poesia e nella tragedia (per questo è detto imperativo tragico)

- T’arresta, infido (G. Rossini, Armida).

 

VEDI ANCHE   

personali, pronomi

 

 

IMPERATIVO NEGATIVO

L’imperativo negativo forma la 2a persona singolare con non + infinito

- Non parlare Ada, non dire nulla. Non ti muovere (M. Mazzantini, Non ti muovere)

- «Va là, va là non pensarci» scherzò Giacomelli (D. Buzzati, Sessanta racconti)

In tutti gli altri casi, si forma con l’aggiunta della negazione alla forma dell’imperativo

- Non provate a mettere in dubbio quello che dico!

- Non andate in giro da soli!

oppure del congiuntivo esortativo, in tutti i casi in cui sostituisce l’imperativo

- Non siate tristi per la mia assenza!

- Non abbiate paura!

- Non vogliate dar retta a queste sciocchezze!

 

La 2a persona plurale dell’imperativo negativo dei verbi pensare e credere è resa con non + congiuntivo presente 

- Lo so quanto voi, non crediate (E. Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo)

- Non pensiate male, per carità!

 

USI 

A differenza dell’imperativo affermativo, nell’imperativo negativo i pronomi possono trovarsi sia dopo sia prima del verbo

- non dirglielo / non glielo dire 

- non muoverti / non ti muovere

- non siatelo / non lo siate

 

Entrambe le forme sono corrette, anche se la tradizione grammaticale ha preferito la forma con il pronome messo prima anziché quella con il pronome messo dopo il verbo, oggi più diffusa nell’uso comune. 

 

 

CONGIUNTIVO IMPERFETTO

L’imperfetto congiuntivo è un tempo verbale che si usa sia nelle proposizioni principali, sia nelle proposizioni subordinate. 

• Nelle proposizioni principali può esprimere:

~ un desiderio (congiuntivo desiderativo)

- Fossimo tutti promossi…

~ un dubbio (congiuntivo dubitativo)

- Mario non ha mai parlato: che stesse male?

• Nelle proposizioni subordinate segue le regole della consecutio temporum: si usa per indicare contemporaneità rispetto a un verbo al passato nelle

OGGETTIVE Ritenevo che non avesse ragione
SOGGETTIVE Sembrava che dovesse smettere
DICHIARATIVE Questo gli rimproverava: che non stesse attento
INTERROGATIVE INDIRETTE Gli chiese cosa ne pensasse
COMPARATIVE Era meglio di quanto credesse
LIMITATIVE Che si sapesse, nessuno aveva superato la prova
CAUSALI Venne respinto non perché fosse straniero ma perché era violento
CONSECUTIVE Gli diedero un computer in modo che lavorasse
FINALI Ripetè la frase affinché tutti capissero
TEMPORALI Se ne andò prima che succedesse il finimondo
CONCESSIVE Nonostante piovesse molto, il giardino era secco
RELATIVE Cercava qualcuno che fosse preparato
ECCETTUATIVE A meno che non cambiasse idea, quella era la destinazione
PROTASI DELLE PROPOSIZIONI
  CONDIZIONALI
Se fossi ricco, comprerei una casa nuova
INCIDENTALI Luigi, Andrea e - come se non bastasse - Fabio
ESCLUSIVE È successo senza che potessi intervenire


USI 

Scorretto, anche se sempre più diffuso nel parlato e negli scritti meno formali, l’uso del congiuntivo imperfetto con la funzione di congiuntivo esortativo al posto del congiuntivo presente, in origine tipico del parlato centromeridionale

*Stesse attento che non incriminano lui (www.libero-news.it).

 

 

INDICATIVO IMPERFETTO

L’imperfetto indicativo è un tempo verbale che indica un’azione avvenuta nel passato e considerata nel suo svolgersi, nella sua durata, senza riferimento al suo inizio, alla sua conclusione o al suo scopo.

 

L’imperfetto indicativo svolge diverse funzioni.

• Descrive un’azione evidenziandone lo svolgimento (imperfetto descrittivo)

- Camminavo sotto la pioggia da ore

• Descrive un’azione ripetuta o abituale (imperfetto iterativo)

- Faceva sempre colazione con pane e burro

• Descrive un’azione cogliendone gli aspetti più dinamici e degni di essere raccontati (imperfetto narrativo o storico o cronistico)

- All’improvviso prendeva la pistola e apriva il fuoco

In questo caso, l’imperfetto ha lo stesso valore del passato remoto, dato che descrive un’azione puntuale conclusa, senza legami con il presente.

• Descrive un’azione non portata a termine, ma soltanto progettata, desiderata o temuta (imperfetto conativo)

- Per poco non vincevamo il campionato

• Esprime una richiesta o un desiderio nel presente, in modo educato e dimesso (imperfetto di modestia o attenuativo)

- Mi scusi, volevo domandarle una cosa

• Nella protasi e/o nella apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà (III tipo), esprime un fatto che non è successo (imperfetto irreale o ipotetico o controfattuale)

- Se me lo dicevi, non sarei venuto

- Se me lo avessi detto, non venivo

- Se me lo dicevi, non venivo

Si tratta (specie nell’ultimo caso) di usi propri del parlato e dello scritto informale, sconsigliabili quando la situazione comunicativa richiede un uso sorvegliato della lingua.

• Descrive un’azione avvenuta in un mondo inventato, ed è tipico dei racconti di sogni e di universi di fantasia come quelli creati dai bambini nei loro giochi (imperfetto onirico e ludico)

- Allora andavo su Marte e incontravo Giulio Cesare

• Descrive, come il condizionale passato, un’azione futura in un contesto di eventi passati (imperfetto prospettivo)

- Mi disse che Giulia partiva per la Scozia il giorno dopo.

 

STORIA 

Per ragioni etimologiche (latino amabam), nell’italiano antico e a lungo nella tradizione letteraria, la 1a persona singolare dell’indicativo imperfetto era uguale alla 3a

- Io era tra color che son sospesi (D. Alighieri, Inferno)

- Senza accorgermi, mi trovava fuori di casa (U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis).