ÈÒÀËÜßÍÑÊÈÉ ßÇÛÊ

Schede di grammatica italiana
I 11


INVECE DI O INVECE CHE?

Entrambe le locuzioni possono essere usate per introdurre una proposizione avversativa implicita, ma la prima è oggi la soluzione di gran lunga più comune

studia, invece di giocare 

studia, invece che giocare.

 

STORIA 

Fino all’Ottocento era possibile anche l’uso, oggi arcaico, di invece che con un’avversativa esplicita

invece che tutti gl’individui del mondo riconoscessero una patria, tutte le patrie si son divise in tante patrie (G. Leopardi, Zibaldone).

 

 

IO E TE O IO E TU?

Nell’italiano contemporaneo la sequenza di pronomi coordinati io e tu è scorretta. 

Per evitarla, è possibile sostituirla con la sequenza tu ed io, con il pronome di 1a persona posto in seconda posizione; ma è ormai comunemente accettata anche la forma io e te, con il pronome te (normalmente usato per il complemento oggetto e i complementi indiretti) in funzione di soggetto.

 

STORIA 

La forma io e te, che nel secondo Ottocento il linguista G. I. Ascoli definiva «un toscanismo insopportabile», è stata ritenuta scorretta dalle grammatiche fino a pochi decenni fa, mentre oggi è generalmente accettata. 

Parallelamente, le grammatiche, che un tempo prescrivevano l’uso della sequenza io e tu, hanno via via ritenuto preferibile la sua sostituzione con tu ed io, per poi considerare, solo recentemente, io e tu non più accettabile. Recenti studi sull’italiano parlato hanno mostrato la generale scomparsa della sequenza io e tu in tutta la penisola, con qualche resistenza limitata alla Sardegna.

 

 

-IO, PLURALE DEI NOMI IN

 

Il plurale dei nomi in -io ha due forme, a seconda che la i di -io sia accentata o no.

• Se la i di -io è accentata, il plurale è -ii con la doppia i

leggìo > leggii

zìo > zii

formicolìo > formicolii

• Se la i di -io non è accentata, il plurale è con una sola i

armadio > armadi

specchio > specchi

consiglio > consigli.

 

USI 

Esistono coppie di parole che hanno un  plurale identico nella grafia e nella pronuncia (omofoni). In questi casi, una delle due forme (quella meno frequente) può avere il plurale in -ii

assassinio > assassini / assassiniiassassino > assassini

omicidio> omicidi / omicidiiomicida > omicidi

In altri casi la possibile confusione si evita ricorrendo a forme diverse per uno dei due plurali

tempio > templi tempo > tempi

In altri casi, invece, ci sono plurali identici nella grafia ma non nella pronuncia (omografi). Per distinguerli si può ricorrere all’uso dell’accento grafico

principio > princìpi principe> prìncipi

arbitrio > arbìtriarbitro > àrbitri

Ultimamente, tuttavia, la tendenza più comune è quella di non segnare l’accento, lasciando che sia il contesto, di volta in volta, a permettere la distinzione

è un ragazzo di sani principi

aspettano ancora i loro principi azzurri.

 

STORIA 

Fino a tempi abbastanza recenti i plurali in -ii potevano essere scritti anche con una sola i con l’accento circonflesso (î); oggi si tratta di un uso fatto con compiaciuta ricercatezza

Trepidando ai pericoli corsi dal protagonista e trasalendo ai più serî (M. Mari, Euridice aveva un cane)

Fino ai primi del Novecento, un’ulteriore possibilità era quella di usare la i lunga (j)

Ma fra di loro non ci sono né suicidj, né spleen (G. Verga, Eros).

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

IPER-

Iper- è un prefisso derivato dal greco hypèr ‘sopra’. Si trova in parole composte derivate dal greco o dal latino scientifico (iperbole ‘figura retorica dell’esagerazione’; iperuranio ‘spazio al di sopra delle sfere celesti’) in cui indica genericamente qualcosa che sta ‘sopra’ o ‘oltre’, e in sostantivi o aggettivi formati modernamente in cui indica di solito una quantità, una qualità, una condizione di grado superiore al normale (con una connotazione spesso negativa)

ipernutrizione (‘nutrizione eccessiva’)

ipertensione (‘pressione sanguigna troppo alta’)

ipercritico (‘eccessivamente critico’)

ipersensibile (‘eccessivamente sensibile’).

 

 

IPO-

Ipo- è un prefisso derivato dal greco hypò ‘sotto’. Indica sia una posizione inferiore, sia una qualità, una condizione in grado o in quantità inferiore al normale. 

Si trova in parole composte derivate dal greco o dal latino scientifico (ipogèo ‘sotterraneo’; ipòfisi ‘ghiandola alla base del cervello’) o formate modernamente 

ipoglicemia (‘riduzione di glucosio nel sangue’) 

ipocalorico (‘che contiene poche calorie’) 

ipotermia (‘abbassamento della temperatura corporea’).

 

 

IPOTASSI 

L’ipotassi (o subordinazione; dal greco hypotàxis ‘dipendenza’) è il rapporto sintattico che si stabilisce tra due proposizioni collegate nel testo in maniera gerarchica, in modo che l’una – chiamata proposizione subordinata (o anche secondaria) – risulti dipendente logicamente e grammaticalmente dall’altra, che può essere autonoma (ed è chiamata allora proposizione principale) o a sua volta subordinata (ed è chiamata allora reggente o sovraordinata). 

Questo rapporto di dipendenza può essere introdotto in vari modi.

• Tramite congiunzioni subordinative e preposizioni di vario genere

Quando arriverà, sarà tutto diverso

Arrivò per risolvere la situazione

• Con pronomi e avverbi subordinanti di vario tipo (che svolgono funzione di congiunzione)

Mi chiedo cosa resterà

Non so chi sia

Una proposizione subordinata a sua volta può diventare reggente e introdurre un’altra proposizione subordinata (di III grado) e così via, creando un collegamento logico e sintattico che dà coesione al testo

Arrivò a casa per rimproverare Luigi, che si era ammalato quando era uscito per andare a comprare il giornale 

Arrivò a casa = proposizione principale, reggente della proposizione secondaria di I grado

per rimproverare Luigi = proposizione secondaria di I grado, reggente della proposizione secondaria di II grado

che si era ammalato = proposizione secondaria di II grado, reggente della proposizione secondaria di III grado

quando era uscito = proposizione secondaria di III grado, reggente della proposizione secondaria di IV grado

per andare a comprare il giornale = proposizione secondaria di IV grado

Inoltre, i modi e i tempi del verbo della proposizione dipendente sono regolati in base a quelli della reggente, secondo le leggi della cosiddetta consecutio temporum

In alcuni casi lo stesso rapporto logico reso con l’ipotassi può essere espresso con la paratassi (o coordinazione)

Poiché ha lavorato molto, è stanco (= subordinata causale e proposizione principale) > È stanco, infatti ha lavorato molto (principale e coordinata esplicativa) / Ha lavorato molto, ed è stanco (principale e coordinata copulativa).

 

VEDI ANCHE   

congiunzioni

 

 

IPOTETICHE, PROPOSIZIONI vedi CONDIZIONALI, PROPOSIZIONI

 

 

IRRUENTE O IRRUENTO?

Entrambe le forme possono considerarsi corrette.

Irruente rimane più vicina all’etimo latino irruentem (participio presente del verbo latino irrùere ‘correre verso’) ed è assimilata ad altri participi presenti usati con valore di aggettivo, come corrente, dirompente, vincente

La gioia della folla gli esplose in faccia, irruente (A. Moravia, Il conformista)

• La forma irruento (femminile irruenta), altrettanto diffusa nell’italiano contemporaneo, è modellata sulle desinenze più comuni degli aggettivi italiani: -o per il maschile e -a per il femminile. Mancando in italiano il verbo da cui originariamente deriva, la funzione d’uso (aggettivo) ha prevalso su quella etimologica di participio presente

Un carattere energico e irruento (S. Vitale, La casa di ghiaccio).

 

VEDI ANCHE   

participio

 

 

ISCRIVERE O INSCRIVERE?

Entrambe le forme sono corrette, ma si usano di solito con due significati distinti.

Iscrivere si usa con il significato di ‘includere una persona o una cosa in un elenco, una lista, un’attività’

Ho iscritto Giulio al corso di nuoto

Inscrivere, invece, indica l’azione di ‘scrivere o disegnare qualcosa dentro una figura geometrica o sopra una superficie’

Un triangolo inscritto in un cerchio

Giulio Cesare fece inscrivere il proprio nome sulla pietra.

 

STORIA 

Entrambe le forme derivano dallo stesso etimo, il latino inscrìbere ‘scrivere sopra’, e con il tempo ognuna si è specializzata in un significato, come nel caso analogo di ispirare ‘suscitare un pensiero, un sentimento’ e inspirare ‘immettere aria dentro’. 

La forma con il nesso -ns- è percepita come più vicina al latino, dunque riservata al significato più specifico e tecnico; oppure, se è usata con il significato più comune, è sentita come forma più colta, letteraria.

 

VEDI ANCHE   

in- (prefisso)