Schede di grammatica italiana
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GERUNDIO

Il gerundio è un modo verbale indefinito che ha soltanto due tempi: il gerundio presente (o semplice) e il gerundio passato (o composto); il gerundio passato si forma con il gerundio dell’ausiliare + il participio passato del verbo:

- presente: andando, scrivendo, dormendo

- passato: essendo andato, avendo scritto, avendo dormito

Di norma, in quasi tutti i suoi usi, il gerundio ha lo stesso soggetto del verbo di modo finito al quale si collega

Scendendo (io) dal treno, (io) ho perso le chiavi di casa

A seconda del rapporto instaurato con il verbo della proposizione principale, si possono distinguere tre tipi di gerundio.

• Il gerundio subordinato, che può corrispondere a diversi tipi di proposizione subordinata implicita

 

PROPOSIZIONE:
MODALE
Studiando si diventa colti

CONDIZIONALE
Solo ascoltando i miei consigli potrai risolvere il problema

CAUSALE
Conoscendo bene la situazione, Luca ha voluto esprimere la sua opinione

COMPARATIVA
Quasi implorandolo, Paola chiese a Lucia di perdonarla

ESCLUSIVA
Il treno attendeva, non muovendosi, che tutti salissero a bordo

CONCESSIVA
Pur avendo ballato tutta la sera. Maria non si sente stanca

ATEMPORALE
Andando al lavoro Francesca trova sempre molto traffico
 

 

• Il gerundio coordinato, che corrisponde a una proposizione coordinata. Si distingue dal gerundio subordinato per il fatto che l’azione espressa avviene durante o dopo quella espressa dal verbo della reggente

Luigi passeggiava curiosando tra le vetrine dei negozi

• Il gerundio appositivo, che sostituisce un participio presente con funzione di apposizione

Il pilota, stringendo il volante tra le mani, sterzò con tutta la sua forza

Il gerundio presente si usa anche in alcuni costrutti particolari:

- la perifrasi stare + gerundio

Sto pensando a te / mentre mi sveglio, quando corro tutto il giorno (Vasco Rossi, Sto pensando a te)

- la perifrasi andare + gerundio

Buona notte / va dicendo ad ogni cosa (D. Modugno, Vecchio frack)

- la perifrasi (oggi poco usata) venire + gerundio

Tutto quello che Omero viene dicendo di qui innanzi (I. Pindemonte, Note alla traduzione dell’Odissea)

In alcuni casi il gerundio ha perso la sua natura verbale ed è diventato un nome

crescendo (= didascalia musicale che indica il graduale aumento d’intensità dall’uno all’altro suono di un passo musicale)

calando (= didascalia musicale che equivale a ‘diminuendo’).

 

USI 

Nell’uso comune, il gerundio passato è raro e limitato alla lingua scritta, e di solito è sostituito da proposizioni coordinate e subordinate esplicite

S. Brin e L. Page vi esercitano i due terzi dei diritti di voto, pur avendo conservato (= anche se hanno conservato) non più del 15% del capitale («Corriere della Sera»).

 

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modi del verbo

 

 

GIACCHÉ O GIÀ CHE?

La grafia corrente nell’italiano contemporaneo è quella con univerbazione giacché.

La resa separata già che, con l’accento tonico su già, è comune nel linguaggio familiare (e nella sua eventuale resa grafica) in casi come

Fermati tu dal meccanico, già che ci passi davanti

Perché non ci va Luca, già che è così interessato?

 

STORIA 

La grafia separata già che era diffusa nell’italiano dei secoli scorsi

Comunque sia, già che non lo avete fatto prima, vi prego caldissimamente di farlo dopo (V. Alfieri, Vita).

 

 

GIORNALE: NEL O SUL?

La forma nel giornale è più corretta, specie se accompagnata da verbi come leggere, scrivere, essere, e lo stesso varrebbe per nel libro, nel sito

nei primi anni Sessanta pubblicò una serie di articoli nel giornale di destra «Neue Illustrierte» («Corriere della Sera»)

Ormai va ritenuta accettabile, tuttavia, anche la forma sul giornale, molto più comune nell’uso odierno e dovuta probabilmente all’influsso di frasi simili costruite con il verbo vedere, in cui è normale l’uso della preposizione su

L’ho visto sul cartellone

il termine è apparso per la prima volta nel 1990 su un giornale inglese.

 

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preposizioni

 

 

GIUSTAPPOSIZIONE

Si parla di giustapposizione (o asindeto) quando le proposizioni sono accostate l’una all’altra senza legami formali. Le proposizioni coordinate, cioè, non sono collegate per mezzo di congiunzioni coordinanti, ma solo tramite i segni di punteggiatura (soprattutto la virgola, il punto, il punto e virgola, i due punti)

Il capo arrivò in ufficio, vide la situazione, convocò tutti d’urgenza

Non era possibile procedere diversamente; di conseguenza i pompieri decisero di intervenire immediatamente

Aprì la porta della stanza. Non c’era nessuno

Ecco cosa devi fare: versare l’impasto nella teglia e subito infornare.

 

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congiunzioni

 

 

GLIELO, GLIELI vedi PERSONALI, PRONOMI

 

 

GLI O LE?

Per indicare il complemento di termine è sempre più comune, nel parlato e nello scritto informale, l’uso della forma pronominale atona gli, sia per il maschile, sia per il femminile (al posto di le)

Appena vedo Sabrina, gli (anziché le) dirò che ho una lettera per lei

Più tardi telefona a Lucia e digli (anziché dille) che domani venga da noi

L’uso di un’unica forma è largamente attestato nel corso della nostra storia linguistica ed è conforme all’etimologia (la forma latina illi era sia maschile, sia femminile). Tuttavia quest’uso non è ancora accettato nella norma, e gli al posto di le viene percepito come forma popolare, familiare e colloquiale, da evitare soprattutto nello scritto formale.

 

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personali, pronomi

 

 

GLI O LORO?

L’uso della forma pronominale atona gli in funzione di complemento di termine in riferimento non solo al maschile singolare, ma anche al maschile plurale è ormai da considerarsi accettabile in quasi tutti i livelli di lingua. 

 

Nel parlato colloquiale, quest’uso è molto comune

Ho incontrato i suoi genitori e gli ho chiesto di salutarmelo

Senti Mario e Paola: domandagli se ci raggiungono per l’aperitivo

Ma si trova ampiamente attestato anche in tutta la tradizione letteraria

Chi si cura di costoro a Milano? Chi gli darebbe retta? (A. Manzoni, I promessi sposi)

A favorire l’uso di gli al plurale c’è anche il fatto che il pronome loro è bisillabico (e dunque tonico, a differenza di tutti gli altri pronomi personali di questo tipo) e dev’essere sempre posto dopo il verbo

i suoi familiari non seppero nulla per quattro anni. Non venne mai detto loro se era stato accusato di qualche reato, processato o imprigionato («Corriere della Sera»).

 

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personali, pronomi

 

 

GNA, GNE, GNI, GNO

In italiano queste combinazioni si pronunciano rendendo il gruppo gn come un unico suono 

legna, spegne, segni, gnomo

Solo in alcuni nomi o vocaboli provenienti da lingue straniere (soprattutto dal tedesco), le due consonanti vengono pronunciate separate

Wagner

Gneiss (roccia metamorfica simile al granito)

Per alcuni grecismi, come gnoseologia e gnosi, sono corrette entrambe le pronunce: quella con le due consonanti distinte, più rara, suona oggi un po’ sofisticata.

 

 USI 

Anche per il neologismo di recente fortuna indignados (‘indignati’, dallo spagnolo, al plurale per indicare il movimento analogo) la pronuncia corretta sarebbe quella con due consonanti distinte (come in Wagner), anche se quella più comune nell’uso è una pronuncia adattata (come nell’italiano indignati).

 

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prestiti

 

 

-GNA O -GNIA, -GNE O -GNIE, -GNO O -GNIO?

Le parole che terminano in questo modo non vanno mai scritte con la i, purché questa non sia accentata

campagna, montagne, disegno 

L’unica eccezione è costituita da alcune voci dei verbi in -gnare.

 

 

VERBI IN -GNARE

I verbi in -gnare mantengono nella desinenza di alcune voci una -i- puramente grafica (non viene pronunciata e non serve a indicare la corretta pronuncia del gruppo gn). In particolare si comportano in questo modo:

- la 1a persona plurale dell’indicativo presente e del congiuntivo presente

noi maligniamo (non malignamo)

noi sogniamo (non sognamo)

- la 2a persona plurale del congiuntivo presente

che voi bagniate (non bagnate)

che voi regniate (non regnate)

La grafia senza -i-, pur giustificata dal punto di vista della pronuncia, è sconsigliabile. 

 

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coniugazione

 

 

GNOCCO: LO O IL?

La forma corretta è quella con l’articolo lo per il singolare e gli per il plurale (determinativi, articoli)

lo gnocco> gli gnocchi.

 

USI 

Accanto alla forma corretta vivono nell’uso colloquiale – soprattutto in Italia settentrionale – anche le forme il gnocco e i gnocchi

ridi che mamma ha fatto i gnocchi!