Schede di grammatica italiana
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CONGIUNZIONI FINALI
Le congiunzioni finali sono congiunzioni subordinative usate per introdurre una frase che esprime lo scopo, la finalità di quello che viene detto nella proposizione precedente (finali, proposizioni).
Le più frequenti sono perché e affinché
Ti parlo perché tu ti renda conto della situazione
L’ha fatto affinché tutto fosse sotto controllo
Con queste congiunzioni va usato il modo congiuntivo.
Le proposizioni finali possono essere introdotte anche da una serie di locuzioni congiuntive come in modo che, al fine di, allo scopo di
Ti ho fatto venire qui in modo che potessi vederlo con i tuoi occhi.
USI
La congiunzione finale perché è la più usata, sia nel parlato, sia nello scritto.
La forma affinché è usata soprattutto negli scritti più formali
Il mondo deve insistere affinché l’Europa agisca (www.investireoggi.it).
STORIA
Le congiunzioni finali onde, acciocché sono invece tipiche dell’italiano letterario dei secoli scorsi
Ho giustificato il tutto con citazioni autentiche, onde il Lettore non sia obbligato a dubitare (G. Leopardi, Saggio sopra gli errori popolari degli antichi)
Mi chiamò indi a poco acciocché contemplassi anch’io una cosa meravigliosa (I. Nievo, Confessioni di un italiano).
PROPOSIZIONI FINALI
Nell’analisi del periodo, le proposizioni finali sono proposizioni subordinate che esprimono il fine, lo scopo, l’obiettivo di quanto viene detto nella proposizione principale.
Le proposizioni finali subordinate si costruiscono in maniera diversa a seconda che siano esplicite o implicite.
• Le proposizioni finali esplicite vengono introdotte da perché, affinché, acciocché, ché, onde, e hanno il verbo al congiuntivo
Era stato chiamato perché risolvesse il problema
Te l’ho detto affinché tu possa decidere
• Le proposizioni finali implicite, più usate di quelle di forma esplicita, sono introdotte da per, a, di, onde, allo scopo di, al fine di, pur di, e hanno il verbo all’infinito
Era lì per controllare la situazione
Era arrivato al fine di controllare la situazione
Di solito la forma implicita presuppone l’identità del soggetto della proposizione reggente e della proposizione finale. Perciò, quando i soggetti sono diversi è sconsigliata perché può generare confusione
Luca ha cercato Claudia per lavare i piatti
a rigor di logica, la frase significa che ‘Luca lava i piatti’. La forma corretta sarebbe stata quella esplicita
Luca ha cercato Claudia affinché lei lavasse i piatti.
USI
Le proposizioni finali possono essere poste sia prima delle proposizioni reggenti, sia dopo. Di solito quelle di forma implicita si trovano prima
Per fare l’albero ci vuole il seme (G. Rodari, Ci vuole un fiore).
FINCHÉ O FIN CHE?
Nell’italiano contemporaneo la grafia corrente è finché, con univerbazione
Finché c’è vita c’è speranza.
STORIA
La grafia separata fin che, oggi da considerarsi errata, è stata in uso fino all’Ottocento
Sentivano un certo rimorso, fin che non avessero fatto il loro dovere (A. Manzoni, I promessi sposi)
In alternativa si può usare la locuzione fino a che
Fino a che c’è vita c’è speranza.
FINE O FINO?
Le due forme si riferiscono a diverse sfumature di significato.
• L’aggettivo fine si riferisce a una sottigliezza materiale
Quel filo di metallo è proprio fine
o, in senso figurato, a una sottigliezza legata all’intelligenza o al comportamento
Che persona fine!
Un fine conversatore
• L’aggettivo fino di solito indica uno scarso spessore materiale (soprattutto nel tessuto)
seta fina (= sottile, leggera) contrapposto a seta fine (= di qualità scelta)
ed è l’unica usata in locuzioni come
lavorare di fino (= eseguire lavori che richiedono precisione, delicatezza, gusto ecc.).
USI
In molti usi regionali le due forme si alternano secondo criteri diversi. Ne sono testimoni, tra l’altro, espressioni familiari e proverbi come
fa fino (detto di un comportamento che appare elegante, raffinato)
scarpe grosse e cervello fino.
COMPLEMENTO DI FINE O SCOPO
Nell’analisi logica, il complemento di fine o scopo è un complemento indiretto che indica appunto il fine, lo scopo di quanto si sta esprimendo.
Può essere introdotto dalle preposizioni per, a, di, da, in o da locuzioni preposizionali come al fine di, con il fine di, allo scopo di, con lo scopo di, in vista di
Sono venuto qui per la cena
Mi sarà di sostegno
La squadra si deve preparare in vista della sfida finale.
FINITI, MODI vedi MODI DEL VERBO
FINORA O FIN ORA?
Nell’italiano contemporaneo la grafia corrente è finora, con univerbazione.
USI
È ormai antiquata la grafia separata fin ora, oggi scarsamente diffusa e legata soprattutto a usi popolari o scarsamente sorvegliati (come conferma la presenza in molti casi dell’apostrofo, da non usare, dato che si tratta di un troncamento)
La nostra migliore vacanza *fin’ora! (www.tripadvisor.it)
Come variante è preferibile la forma fino a(d) ora.
STORIA
Come in molti casi simili, la grafia separata era normale – anche nell’uso letterario – fino alla metà del XX secolo
Il Pontefice fin ora sta risoluto di non voler dar orecchio (V. Spampanato, Vita di Giordano Bruno).
FIORIRE: AVERE O ESSERE?
Il verbo fiorire nei tempi composti va usato sempre (anche in senso figurato) con l’ausiliare essere
Il ciliegio è fiorito due giorni fa
La cultura umanistica che sarebbe fiorita di lì a poco.
STORIA
Nella tradizione letteraria dei secoli scorsi, fiorire si trova usato anche con l’ausiliare avere, specie quando s’intende mettere in rilievo la durata dell’azione
Un garofano che avea fiorito dentro una pentola fessa (G. Verga, Nedda).
VEDI ANCHE
avere o essere?
FLAGRANTE O FRAGRANTE?
Si tratta di due aggettivi dal suono simile, ma dall’origine e dal significato completamente diversi.
• Flagrante (dal latino flagrantem ‘che arde’) si usa nel linguaggio giuridico per indicare un reato che viene scoperto nel momento stesso in cui viene commesso
cogliere in furto flagrante, sopreso in flagrante
Per estensione viene usato anche con il significato di ‘evidente, palese’
in flagrante contraddizione, una flagrante ingiustizia
• Fragrante (dal latino fragrantem ‘che odora’) ha invece il significato di ‘profumato, odoroso’
biancheria fragrante, pane fragrante, torta fragrante.
FLESSIONE
La flessione è il processo di mutamento morfologico che subiscono le parole variabili per esprimere i diversi valori e rapporti grammaticali. La flessione si ottiene con l’aggiunta della desinenza alla radice della parola, e può essere di due tipi.
• La flessione verbale, chiamata anche coniugazione, distingue il modo, il tempo e la persona dei verbi
ved-iamo, parl-ò, us-avamo, fin-isse
• La flessione nominale riguarda articoli, sostantivi, aggettivi e pronomi e distingue il genere (maschile e femminile) e il numero (singolare e plurale)
l-o, cuoc-a, buon-i, ess-e.
-FOBIA
-fobia è un suffissoide derivato dal greco phobos ‘paura’, che si trova in parole derivate direttamente dal greco (idrofobia) o formate modernamente
agorafobia (‘paura della folla’)
claustrofobia (‘paura degli spazi chiusi’)
sessuofobia (‘paura del sesso’)
Il suffissoide mantiene sempre l’accento sulla i, -fobìa, dunque il gruppo finale ìa è iato e va separato nella divisione in sillabe
a-go-ra-fo-bi-a, clau-stro-fo-bi-a, ses-suo-fo-bi-a.