Schede di grammatica italiana
D 6


SEGNI DIACRITICI

Nella lingua scritta, i segni diacritici sono lettere che non corrispondono a un suono, ma servono soltanto a determinare (dal greco diakritikòs ‘che distingue’) la giusta pronuncia di un’altra lettera o gruppo di lettere. 

In italiano i segni diacritici sono due: la h e la i.

• L’h compare nei gruppi che, chi e ghe, ghi per distinguerne la pronuncia da quella dei gruppi ce, ci e ge, gi

cheto / ceto, chicca / cicca 

ghetto / getto, ghiro / giro

e in alcune voci dell’indicativo presente del verbo avere, per distinguerle da una serie di omofoni

io ho / o (congiunzione)

tu hai / ai (preposizione articolata)

lui, lei ha / a (preposizione semplice)

loro hanno / anno (sostantivo)

• La i compare nei gruppi cia, cio, ciu; gia, gio, giù; scia, scio, sciu; glia, glie, glio, gliu per distinguerne la pronuncia da quella dei gruppi ca, co, cu; ga, go, gu; sca, sco, scu; gla, gle, glo, glu

ancia / anca, ciocco / cocco, ciucco / cucco

giara / gara, mangio / mango, giusto / gusto 

sciala / scala, sciocca / scocca, prosciutto / discusso

soglia / sigla, biglietto / inglese, luglio / inglobare, pagliuzza / glutine.

 

DUBBI 

Ci sono casi in cui nella grafia si usa una i superflua, che non si pronuncia e non ha neanche una funzione diacritica:

- in alcune parole in cui la i è il residuo di un’antica pronuncia

cieco (accecare o acciecare?)

cielo (anche per distinguerla dall’omofona celo ‘nascondo’)

- in alcuni plurali di parole in -cia, -gia, per influenza della grafia del singolare

camicie, valigie

- in alcune parole in cui la i si mantiene per influenza della grafia latina

specie, fattispecie, effigie, superficie

Non esiste, in casi come questi, una regola sicura: il modo migliore per non sbagliare è controllare la grafia nel dizionario; 

- nella 1a persona plurale dell’indicativo e del congiuntivo e nella 2a persona plurale del congiuntivo dei verbi con radice in nasale palatale gn (bagniamo, sogniate) in cui la i è superflua dal punto di vista fonetico e serve solo a ribadire graficamente la riconoscibilità delle desinenze -iamo, -iate dei verbi in -gnare.

 

STORIA 

Per l’h del verbo avere si parla di h etimologica, perché ha un modello nelle forme del verbo latino habere

Le forme ò (al posto di ho), ài (al posto di hai), à (al posto di ha), ànno (al posto di hanno), ancora in uso tra fine Ottocento e primi del Novecento, oggi sono grafie errate a tutti gli effetti. 

 

VEDI ANCHE   

-gna o -gnia, -gne o -gnie, -gno o -gnio?

 

 

DIÀTESI vedi FORMA ATTIVA, PASSIVA E RIFLESSIVA

 

DIATRIBA: DIÀTRIBA O DIATRÌBA?

Entrambe le pronunce sono accettabili, anche se la prima è decisamente preferibile. 

Diàtriba (con accentazione sdrucciola) infatti riflette la pronuncia del latino diàtribam, attraverso il quale è giunta fino a noi questa parola il cui etimo remoto è il greco antico diatribè ‘conversazione’.

Diatrìba (con accentazione piana), pronuncia oggi molto diffusa, rivela l’influenza del francese diatribe (pronuncia diatrìb) ‘discorso polemico’.