Schede di grammatica italiana
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DE I PROMESSI SPOSI O DEI PROMESSI SPOSI? 

Quando il titolo di un libro o di un’opera dell’ingegno in generale (quadro, composizione musicale, film, canzone) inizia con l’articolo determinativo, si è soliti fondere la preposizione con l’articolo, dando luogo alla preposizione articolata corrispondente

Nel 1825-27 Manzoni dava alle stampe la prima edizione dei Promessi sposi (C. Marazzini, Da Dante alla lingua selvaggia)

La forma de I Promessi sposi è sconsigliata, benché a lungo in uso, perché la sequenza de i non esiste nell’italiano contemporaneo. Ugualmente sconsigliato per lo stesso motivo è l’uso della preposizione semplice di

di I Promessi sposi

Il problema, invece, non si presenta se il titolo inizia con l’articolo indeterminativo

Il protagonista di Un tranquillo week end di paura

L’obiezione all’uso della preposizione articolata è che il titolo esatto dell’opera viene alterato dalla fusione dell’articolo, per cui nella forma dei Promessi sposi non si capirebbe se il titolo è Promessi sposi o I Promessi sposi. Come alternativa, si può usare l’apposizione libro, romanzo, opera

il romanzo I Promessi sposi

Anche se talora la soluzione potrebbe sembrare forzata o pedante; è dunque consigliabile quando il titolo è particolarmente raro o difficile

nel libro All’insegna del Buon Corsiero di Silvio D’Arzo (in questo caso, se si usasse la forma Nell’Insegna del Buon Corsiero non si capirebbe il titolo esatto).

 

 

DEMO-

Demo- è un prefissoide che può avere due diversi significati. 

• In alcune parole composte derivate dal greco (come democrazia) o formate modernamente conserva il suo valore etimologico riferendosi quindi al popolo (dal greco demos ‘popolo’)

demografia (‘scienza che studia la popolazione’)

demologia (‘scienza che studia il folclore popolare’)

• In parole del linguaggio politico e giornalistico di formazione recente, vale invece come abbreviazione di democratico

demoliberale (‘democratico di ispirazione liberale’) 

democristiano (‘democratico-cristiano, cioè del partito della Democrazia Cristiana’).

 

 

COMPLEMENTO DI DENOMINAZIONE

Il complemento di denominazione è un complemento indiretto introdotto dalla preposizione di, anche in forma di preposizione articolata. Indica il nome proprio di un luogo, una persona, un mese, un giorno quando è preceduto da nomi generici come città, isola, penisola, regione, comune, repubblica, regno, principato; nome, cognome; mese, giorno

la città di Udine, la regione del Friuli Venezia Giulia, il nome di Flavio, il mese di marzo

Con le parole nome, cognome, soprannome, pseudonimo ecc. (ma anche regione) può seguire direttamente il nome proprio

la regione Sicilia, il nome Chiara.

 

 

PAROLE DERIVATE

1. Le parole derivate (dette anche complesse) sono parole che derivano da un altro vocabolo italiano. La derivazione può avvenire in diversi modi.

• Mediante prefisso 

educare > diseducare 

• Mediante suffisso 

carta> cartiera

• Mediante prefisso e suffisso (parasintetici, verbi

colonna> incolonnare

• Mediante derivazione immediata (cioè senza suffisso), soprattutto per la creazione di nomi astratti derivati da un verbo 

congiurare> congiura

svagare> svago

La derivazione è una delle maggiori risorse per l’arricchimento continuo del lessico, ed è operante a partire da diverse basi.

• Sostantivi derivanti da verbi 

spargere> spargimento

tessere> tessitore

• Sostantivi derivanti da aggettivi o da altri sostantivi 

sicuro> sicurezza

droga> drogheria

• Aggettivi derivanti da sostantivi o da verbi 

padrone> padronale

notare> notevole

• Avverbi derivanti da aggettivi 

abile> abilmente

• Verbi derivanti da sostantivi o da aggettivi 

nodo> annodare

facile> facilitare

• Verbi, aggettivi, sostantivi derivanti dai rispettivi contrari 

vestire> svestire

logico > illogico

onore > disonore

Altre volte, nella formazione di aggettivi provenienti da nomi, si ricorre a una base latina o greca.

• Ciò può avvenire attraverso l’uso della stessa base dalla quale deriva il nome 

fiore > floreale (dal latino florem)

occhio> oculare (dal latino oculum)

• Oppure attraverso l’uso di una base diversa

guerra> bellico (dal latino bellum ‘guerra’)

fegato > epatico (dal greco hepar ‘fegato’)

In alcuni casi, alle diverse basi possono corrispondere differenziazioni di significato. Per definire qualcosa che ha a che fare con i cavalli, ad esempio, l’italiano ha tre diversi aggettivi tratti da tre basi diverse:

- equino ‘che riguarda il cavallo, che appartiene al cavallo’ (dal latino equus ‘cavallo’)

- ippico ‘che riguarda le corse dei cavalli’ (dal greco hippòs ‘cavallo’)

- cavallino ‘che possiede alcune caratteristiche, per lo più esteriori, del cavallo’ (dall’italiano cavallo).

 

 

DERIVATIVI, SUFFISSI vedi SUFFISSI

 

 

DERIVAZIONE vedi DERIVATE, PAROLE

 

 

PROPOSIZIONI DESIDERATIVE

Nell’analisi del periodo, le proposizioni desiderative (dette anche ottative) sono proposizioni indipendenti che indicano un desiderio, un augurio. 

Di solito sono costruite con il congiuntivo, spesso introdotto da elementi come oh, ah, almeno, che, magari, se

Ti sia leggera la terra

Che tu faccia un buon viaggio!

Magari esistesse la macchina del tempo!

Ma possono essere costruite anche con il condizionale, spesso introdotto da come oppure quanto

Come sarebbe bello rivedersi!

Sarebbe splendido amare veramente (Baustelle, Andarsene così)

oppure con l’infinito

Oh, essere anche noi la luna di qualcuno! (V. Lamarque, Poesie).

 

USI 

Quando la proposizione desiderativa si riferisce a desideri irrealizzabili, si costruisce con il congiuntivo imperfetto, con il condizionale passato o con l’infinito composto

Fossi Einstein!

Mi sarebbe piaciuto vivere nel Settecento

Averlo saputo prima!

Quando è introdotta da magari o da se, va costruita sempre con il congiuntivo imperfetto

Magari fosse lei! (non Magari sia lei!)

Se l’Udinese vincesse il campionato! (non Se l’Udinese vinca il campionato)

Quando il verbo è alla 1a persona singolare con soggetto espresso (io), deve essere sempre presente l’elemento introduttore (che o se)

Che io sia maledetto! (non Io sia maledetto! mentre Che tu sia maledetto! / Tu sia maledetto!).

 

 

CONGIUNTIVO DESIDERATIVO

Il congiuntivo desiderativo esprime un desiderio. 

Quando è usato al presente, di solito indica un desiderio percepito come realizzabile

Venga almeno un po’ di caldo

Bruci la città e crolli il grattacielo (I. Grandi, Bruci la città

Quando è usato all’imperfetto, indica un desiderio sentito come irrealizzabile

Avesse la tua testa!

Avessi studiato a Oxford!