Schede di grammatica italiana
D 2
DA, DA’ O DÀ?
Si tratta di tre omonimi che nella lingua scritta vengono distinti tramite l’uso dell’apostrofo o dell’accento.
• Da, senza apostrofo né accento, è la preposizione semplice
Scappo via da Roma
• Da’, con l’apostrofo, è la 2a persona dell’imperativo del verbo dare (troncamento di dai)
Da’ una mano a tuo fratello!
• Dà, con l’accento, è la 3a persona dell’indicativo presente del verbo dare
La sua presenza gli dà sicurezza.
USI
Per la 2a persona dell’imperativo è possibile usare, accanto alla grafia da’, anche la forma piena dai
Lasciale stare tutte queste regole nuove, dai retta a me (R. Petri, Esecuzioni)
La forma dai è l’unica possibile in locuzioni come:
- e dai (anche con univerbazione: eddai)
Eddai che gliela abbiamo ormai fatta (P. V. Tondelli, Altri libertini)
- dai e dai (usata a volte anche come sostantivo: il dai e dai)
Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore una pietra dopo l’altra alto arriverai (Canzone di san Damiano)
nel dai e dai delle meretrici (I. Fossati, Oh, che sarà).
STORIA
L’imperativo da’ ha sostituito la grafia da, in uso ancora nell’Ottocento
Or da retta a’ miei sensi (Il fiore della letteratura greca).
VEDI ANCHE
accento
apostrofo
D’ALTRONDE O DALTRONDE?
La forma corretta è d’altronde, con la preposizione semplice da soggetta a elisione prima dell’avverbio di luogo altronde.
La forma daltronde, risultato di una univerbazione, è oggi da considerarsi errata.
DAVANTI O DAVANTI A?
Quando l’avverbio davanti è usato in funzione preposizionale, è preferibile farlo seguire dalla preposizione a
Si è messo davanti allo schermo
Davanti a un tale paesaggio restò a bocca aperta
La forma davanti qualcosa non è da considerarsi scorretta, ma piuttosto antiquata, anche se è stata usata largamente fino alla prima metà del Novecento
davanti le baracche, ci sono gli steccatelli (A. Moravia, Nuovi racconti romani)
Prima di un pronome personale, in ogni caso, si deve usare sempre davanti a
Davanti a me c’è un’altra vita (L. Battisti, Pensieri e parole)
Entrambe le forme possono comunque vantare una ricca tradizione letteraria
Quando giungon davanti a la ruina (D. Alighieri, Inferno)
Davanti San Guido (G. Carducci, Rime nuove).
DE-
De- è un prefisso derivato dal latino de-. Indica per lo più separazione, sottrazione, e si trova in alcune parole composte in cui il secondo elemento può essere:
- un sostantivo
decespugliatore, defibrillatore, deforestazione
- un aggettivo
deforme, desueto
- un participio presente
decolorante, defatigante, defogliante
- un participio passato
decaffeinato, degenerato, defilato
- un verbo
derubare, defenestrare, depistare
Il prefisso de- è usato soprattutto nella formazione di verbi parasintetici, a partire da un sostantivo
decodificare (de + codice), derubricare (de + rubrica)
o da un aggettivo
defascistizzare (de + fascista), destabilizzare (de + stabile).
DECA-
Deca- è un prefissoide derivato dal greco deka ‘dieci’ e indica il numero dieci in parole composte appartenenti soprattutto al linguaggio scientifico e tecnico
decaedro (‘poliedro con dieci facce’)
decagono (‘poligono con dieci vertici’)
decasillabo (‘verso con dieci sillabe’)
Davanti al nome di un’unità di misura, ne moltiplica il valore per dieci
decagrammo, decametro, decalitro.
USI
Piuttosto diffusa, in particolare nell’Italia settentrionale, è la forma maschile sostantivata invariabile deca, usata per indicare in modo scherzoso la banconota da 10 euro (un tempo da 10.000 lire)
Con un deca non si può andar via / non ci basta neanche in pizzeria (883, Con un deca).