Schede di grammatica italiana
D 12


DOPODOMANI O DOPO DOMANI?

Nell’italiano contemporaneo, la grafia corretta è dopodomani con univerbazione

Dopodomani ci vediamo per firmare i contratti (S. Veronesi, Live)

prima era prima / ora è ora, e dopodomani si spera (D. Silvestri, Prima era prima).

 

STORIA 

Come accade in molti di questi casi, l’univerbazione si è definitivamente affermata nell’ortografia solo a partire dal Novecento. 

Nei secoli precedenti era normale trovare anche in testi letterari una grafia diversa

«Dopo domani», rispose ancora Geltrude (A. Manzoni, Fermo e Lucia).

 

 

DOVERE

Il verbo irregolare dovere alterna – a seconda dei modi, dei tempi e delle persone – tre diverse radici: dev-, dov-, dobb-. 

• Quando la radice è accentata, si usa dev-

io devo, tu devi, lui deve 

• Quando non è accentata, si usano dov- e dobb-

noi dobbiamo, voi dovete, io dovevo, io dovrò, io dovrei, dovuto, dovendo 

• C’è poi una quarta radice: debb- che viene usata in alternativa a dev- nella 1a persona singolare e nella 3a persona plurale dell’indicativo 

devo / debbo, devono / debbono

nella 1a, 2a e 3a singolari e nella 3a plurale del congiuntivo presente

deva / debba, devano / debbano

Di solito, la forma in debb- è sentita come più letteraria e formale, anche se soprattutto nel congiuntivo oggi è prevalente

Ma debbo riconoscere che quei contadini nella capanna si trovavano benissimo (A. Moravia, La ciociara)

Devo uscire, devo scappare (P. V. Tondelli, Pao Pao)

Dove sta scritto che uno debba sapere chi è mai il grande Lebowski? (www.ilfattoquotidiano.it).

 

STORIA 

In passato, nella tradizione letteraria fino all’Ottocento, si sono usate anche le forme deggio, deggiono (per devo, devono) e deggia, deggiano (per debba, debbano), sopravissute

duolmi che di fronte io deggia, / Serenissimo Doge, oppormi a voi (A. Manzoni, Il conte di Carmagnola)

e deggio anche confessare (I. Nievo, Le confessione di un italiano)

Più arcaiche le forme dei (per devi) e debbia (per debba)

déi tu fede alcuna o speme darli (T. Tasso, La Gerusalemme liberata)

E detto l’ho perché doler ti debbia! (D. Alighieri, Inferno).

 

 

DOVETTE O DOVÉ?

Il passato remoto del verbo dovere ammette la possibilità di usare (nella 1a e 3a persone singolari e nella 3a plurale) sia le forme con la desinenza -etti, sia le forme con la desinenza -ei

 

INDICATIVO, PASSATO REMOTO
io dovetti / dovei
tu dovesti
lui/lei dovette / dové
noi dovemmo
voi doveste
loro dovettero / doverono
 

 

Entrambe le forme sono corrette, ma oggi dovetti, dovette, dovettero risultano più comuni e frequenti.

 

 

DOVUNQUE O D’OVUNQUE?

La forma corretta è dovunque, composta da dove e dall’elemento -unque che si trova anche in chiunque, qualunque, comunque.

La forma errata è dovuta probabilmente all’errata interpretazione di dovunque come incontro della forma ovunque e della preposizione di, come in d’altronde, d’ora in poi e simili.

 

 

AVVERBI DI DUBBIO

Gli avverbi di dubbio indicano un’incertezza riguardo al significato di un verbo, di un aggettivo o di un altro avverbio. I più usati sono forse, quasi, probabilmente, eventualmente

Forse sto male

È diventato rosso, quasi viola

Probabilmente hai torto.

 

 

CONGIUNTIVO DUBITATIVO

Il congiuntivo dubitativo esprime un dubbio, un’incertezza. Si usa nelle proposizioni interrogative dirette, soprattutto con il verbo essere, in forma assoluta oppure introdotto dalla congiunzione che

Fosse vero?

Che sia una bugia?

 

USI 

Nelle interrogative retoriche è possibile usare in questa funzione anche l’indicativo futuro semplice e futuro anteriore

Oseranno rifiutare? 

Avranno detto la verità?

Si tratta di un uso oggi molto frequente, soprattutto con il verbo essere

Sarà vero?

Sarà stata solo un’impressione?

 

 

DUE PUNTI

Nella punteggiatura, i due punti hanno la funzione di spiegare, chiarire, dimostrare quello che è stato affermato nelle frasi precedenti. Si trovano dunque a introdurre:

- una dimostrazione, la conseguenza logica di un fatto, l’effetto di una causa

Premette il pulsante: il computer si accese 

- una frase con funzione di apposizione della precedente

Conobbe Chiara: una ragazza deliziosa

- una battuta di discorso diretto

Gli dissi: «Sto benone»

- un elenco di vario genere

Ho fatto molti lavori: giornalista, manager, consulente

Se l’elenco è formato dal soggetto o dal complemento oggetto della frase, i due punti non si devono usare

A scuola si studiano inglese, francese e tedesco (e non A scuola si studiano: inglese, francese e tedesco)

Ho mangiato tre biscotti e uno yogurt (e non Ho mangiato: tre biscotti e uno yogurt)

I due punti sono invece necessari quando gli stessi elenchi sono usati in funzione di apposizione

A scuola si studiano molte materie: inglese, francese e tedesco

Ho mangiato diverse cose: tre biscotti e uno yogurt.

 

USI 

Anche se nella scrittura letteraria possono incontrarsi usi in sequenza dei due punti

Una certa praticaccia del mondo, del nostro mondo […] doveva di certo avercela: una certa conoscenza degli uomini: e anche delle donne (C. E. Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana)

Nulla è cambiato da allora: ostentazioni: imperterrite ostentazioni (A. Piperno, Con le peggiori intenzioni)

Usare i due punti più di una volta nello stesso periodo sintattico è un errore da evitarsi in tutti i tipi di scrittura non creativa.

 

 

DURARE: AVERE O ESSERE?

Il verbo durare può essere usato nei tempi composti sia con l’ausiliare essere sia con l’ausiliare avere

La guerra è durata cinque anni

L’agonia ha durato a lungo

Quando si vuole mettere in rilievo la durata dell’azione, si preferisce l’ausiliare avere

Ha durato più di un’ora a parlare

Naturalmente, in base alle norme della concordanza, quando si usa l’ausiliare essere il participio passato deve essere accordato in genere e numero con il soggetto

Questa situazione è durata troppo.

 

USI 

Durare ha anche un uso transitivo con il significato di ‘sopportare’, presente nella tradizione letteraria dei secoli scorsi

Il rigido impero, le fami durar (A. Manzoni, Adelchi)

uso che è ancora vivo nell’espressione durare fatica ‘avere difficoltà, stentare’

Non duro fatica neanche a immaginare il successo (O. Fallaci, Un cappello pieno di ciliege)

e nei proverbi

Chi la dura, la vince.

 

VEDI ANCHE   

avere o essere?