Schede di grammatica italiana
D 11
DISTORSIONE O DISTORZIONE?
La forma corretta è distorsione, con la s (dal latino tardo distorsionem). Non bisogna farsi trarre in inganno dalla pronuncia con la z diffusa in alcune regioni italiane (la stessa per cui si pronuncia erroneamente corza invece di corsa, e simili).
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-sione o -zione?
DISTRIBUTIVI, AGGETTIVI vedi NUMERALI, AGGETTIVI
PRONOMI DISTRIBUTIVI
I pronomi distributivi sono pronomi indefiniti usati per indicare la distribuzione di una qualità o un’azione tra vari elementi presi singolarmente.
• Nell’italiano contemporaneo i più usati sono ciascuno e ognuno. Per evidenziare il valore distributivo rispetto a quello indefinito, questi pronomi vengono posti alla fine della frase, a volte preceduti dalla preposizione semplice per
Consegnò un computer ciascuno
Avevamo un foglio per ognuna
Ciascuno e ognuno possono anche essere seguiti da un complemento partitivo
Consegnò un computer per ciascuno di loro
• Molto meno frequenti sono ciascheduno e cadauno:
- ciascheduno è ormai uscito dall’uso, e si ritrova dunque solo in testi letterari dei secoli scorsi
Dieci passi liberi per ciascheduno (G. Verga, Una peccatrice)
o in usi scherzosi
Che ciascheduno pensi alle cornaccia sue!
- cadauno si usa soltanto nel linguaggio commerciale per indicare il prezzo di ogni singola unità
Al prezzo di dieci euro cadauno.
VEDI ANCHE
ciascuno o ognuno?
COMPLEMENTO DISTRIBUTIVO
Nell’analisi logica, il complemento distributivo (o di distribuzione) indica la modalità con cui avviene la distribuzione di un fatto o di un’azione in relazione al tempo, allo spazio o alla quantità.
Può essere introdotto da un aggettivo numerale, un pronome indefinito, dalle preposizioni semplici a, per, su
Facciamo la spesa ogni due giorni
Procedono a due a due
Costa un euro per ciascuno.
DISTRIBUZIONE, COMPLEMENTO DI vedi DISTRIBUTIVO, COMPLEMENTO
DITI O DITA?
La parola dito ha due plurali, i quali rispondono a sfumature di significato diverse.
• Il plurale maschile diti si riferisce ai singoli, considerati separatamente
i diti indici, i diti mignoli
• Il plurale femminile dita è usato per indicare l’insieme
le dita di una mano, a dita divaricate.
USI
Per indicare una modica quantità di un liquido, si possono usare entrambe le forme due dita, due diti
Versami due dita / due diti di vino.
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plurali doppi
plurale dei nomi
DITTONGO
Il dittongo (dal greco dìphthongos ‘suono doppio’) è un gruppo di due vocali consecutive all’interno di una stessa sillaba. Una delle due vocali è sempre o una i o una u, corrispondente – a seconda della posizione nel gruppo – a una semiconsonante o a una semivocale.
• Si dicono dittonghi ascendenti i gruppi in cui la i o la u semiconsonanti si trovano in prima posizione:
- ia, ie, io, iu
pianura, schiena, passione, fiume
- ua, ue, ui, uo
tregua, duemila, suicida, suono
• Si dicono dittonghi discendenti i gruppi in cui la i o la u semivocali si trovano in seconda posizione:
- ai, ei, oi, ui
zaino, farei, foiba, lui
- au, eu
aumento, europeo
Si parla di dittonghi mobili per indicare i dittonghi ie e uo che si conservano quando si trovano in una sillaba accentata che termina in vocale; e si riducono rispettivamente alle sole vocali e e o quando si trovano in una sillaba non accentata (o in una accentata che termina per consonante).
Il fenomeno si verifica in diversi casi.
• Nella coniugazione di verbi come venire, sedere, muovere, morire, potere, volere
tu vie-ni / voi ve-nite, io mi sie-do / io mi se-devo, lui può / lui po-té, lei vuo-le / voi vo-lete (= sillaba accentata che termina in vocale / sillaba non accentata)
Tuttavia, se la sillaba accentata termina in consonante il dittongo scompare
tu vie-ni / io ven-go, muo-re / mor-to, può / pos-so, vuo-le / vor-rei (= sillaba accentata che termina in vocale / sillaba accentata che termina per consonante)
Muovere e i suoi composti, e verbi come suonare, risuonare, tuonare, scuotere, tendono a mantenere il dittongo anche in sillaba non accentata
io mi muovevo, lui si sta commuovendo, la campana suonò, loro scuotevano
Alcuni verbi mantengono sempre il dittongo: in certi come presiedere, risiedere, mietere, chiedere, allietare si tratta di un dittongo ormai cristallizzato; in altri verbi come lievitare, abbuonare, nuotare, vuotare si conserva per evitare confusione con levitare, abbonare, notare, votare.
In altri casi, invece, come per i verbi giocare, negare, levare si usa sempre il monottongo, ormai cristallizzato
lui gioca, loro levano, io nego (ma il sostantivo diniego)
• Nella creazione di nomi alterati (alterazione) derivati da una base con dittongo
uomo > omone
uovo > ovetto
Ci sono però anche delle oscillazioni, con una possibile distinzione di significato
piede> pedone (‘chi cammina a piedi’) e piedone (‘grosso piede’)
• Nella creazione di nomi e aggettivi derivati da una base con dittongo
buono > bontà
scuola > scolarizzazione
uomo > umano
Anche qui ci sono delle eccezioni: il dittongo si conserva in sillaba non accentata in alcune parole composte (soprattutto sostantivi con buono, fuori, e avverbi in -mente)
buono > buonissimo
nuovo> nuovamente
e in forme come buongiorno, buongustaio, fuoriuscito.
STORIA
Il dittongo mobile era maggiormente rispettato nei secoli passati
Movesi il vecchierel canuto et bianco (F. Petrarca, Canzoniere)
La gente si moveva, davanti e di dietro (A. Manzoni, I promessi sposi)
Forme come moveva o commovendo, in uso fino alla metà del XX secolo, risultano oggi antiquate
Carla non si moveva né parlava (A. Moravia, Gli indifferenti)
Questa specie di primato sentimentale che stava commovendo il pio pellegrino (M. Moretti, G. Prezzolini, Carteggio, 1920-1977)
Resistono, invece, alcune cristallizzazioni come Federazione Italiana Giuoco Calcio, che si spiegano con il carattere ufficiale della denominazione.
VEDI ANCHE
iato
trittongo
DIVISIONE IN SILLABE vedi SILLABE, DIVISIONE IN
DO O DÒ?
La grafia corretta della 1a persona singolare dell’indicativo presente del verbo dare è do, senza accento.
L’accento è superfluo, mancando un vero rischio di confusione con omonimi di largo uso.
Visti i diversi contesti, sarebbe di fatto impossibile confondere il verbo con il do nota musicale. Altrimenti dovremmo porci lo stesso problema anche con il fa (fa, fa’ o fà?), con il mi e con il sol, e scrivere – per assurdo – *mì piace Maria o il *sòl dell’avvenire.
La grafia dò è decisamente sconsigliabile, anche se gode ancora oggi di un certo uso
Te la dò io la “frustata” all’economia! (www.gadlerner.it).
STORIA
Nei secoli scorsi, la lingua letteraria tollerava oscillazioni molto più ampie riguardo alla grafia.
Di qui la presenza, in testi di varie epoche, della grafia dò
Or or tel dò ferito (G. B. Marino, Adone)
Ti dò anche un altro bacio (I. Svevo, La coscienza di Zeno).