Schede di grammatica italiana
D 10


DISCORSO DIRETTO 

Il discorso diretto riporta le parole e le frasi nella forma esatta in cui sono state dette o scritte. 

Di solito è introdotto dal verbo dire o da verbi analoghi come sostenere, affermare, dichiarare, chiedere, domandare, rispondere, cui seguono i due punti e le virgolette o i trattini

Giulio Cesare disse: «Il dado è tratto!»

Steve Jobs ha esortato tutti: «Siate affamati, siate folli»

Il verbo del dire può trovarsi:

- prima della battuta di discorso diretto

Giulio Cesare disse: «Il dado è tratto!»

- in un inciso (incidentali, proposizioni) che interrompe la battuta

«Il dado» disse Giulio Cesare «è tratto!»

- dopo la fine della battuta

«Il dado è tratto!» disse Giulio Cesare

Il verbo può anche non essere espresso, e dunque essere:

- implicito e sostituito da un verbo di altro tipo

«Il dado è tratto!» esplose Giulio Cesare

- del tutto implicito

«Il dado è tratto!». I soldati ascoltavano attenti Giulio Cesare

- assente, specie in uno scambio di battute tra due o più personaggi

«Il dado è tratto!». «Faccio preparare subito le truppe».

 

 

DISCORSO INDIRETTO

Il discorso indiretto comporta una riformulazione delle parole o delle frasi proprie o altrui. Si può presentare come proposizione oggettiva o interrogativa indiretta

- sia esplicita

Giulio Cesare disse che il dado era stato tratto

Gli chiese che cosa stesse facendo

- sia implicita

Steve Jobs ha esortato tutti a essere affamati, a essere folli

Gli domandai cosa fare

Nel passaggio dal discorso diretto a quello indiretto si verificano alcuni cambiamenti.

• Quando il verbo della proposizione reggente è alla 3a persona, la 1a e 2a persone singolari e plurali del discorso diretto diventano rispettivamente 3a singolare e 3a plurale, con i relativi pronomi personali e aggettivi possessivi

Paolo dice: «Io non sono d’accordo» > Paolo dice che non è d’accordo

Paolo dice: «Tu non mi hai convinto»> Paolo dice che Mario non lo ha convinto

Paolo dice: «State zitti, voi > Paolo dice a Mario e a Giovanni di stare zitti 

• Secondo la consecutio temporum dei verbi, con il verbo reggente al passato si hanno le seguenti modifiche

Disse: «Parto» > Disse che partiva 

Disse: «Sono partito» > Disse che era partito

Disse: «Partirò»> Disse che sarebbe partito

• L’aggettivo dimostrativo questo diventa quello; gli avverbi di luogo qui, qua diventano , ; tra gli avverbi di tempo, ora diventa allora, oggi diventa quel giorno, ieri diventa il giorno prima, domani diventa il giorno dopo o l’indomani, fa diventa prima e così via

Disse: «Questo libro mi piace» > Disse che quel libro gli piaceva 

Disse: «Il libro sta qui»> Disse che il libro stava

Disse: «Ora va bene» > Disse che allora andava bene

Disse: «Oggi è festa» > Disse che quel giorno era festa

Disse: «Ieri sono rimasto a casa» > Disse che il giorno prima era rimasto a casa 

Disse: «Domani sarà diverso» > Disse che il giorno dopo sarebbe stato diverso

Disse: «Tre mesi fa era tutto nuovo»> Disse che tre mesi prima era tutto nuovo

• Le interiezioni, i vocativi, le formule di saluto e alcuni tratti colloquiali scompaiono, perché non possono essere riprodotti, se non con perifrasi

Disse: «Ehi, sta’ attento!» > Gli disse di stare attento 

Disse: «Oh caro amico, mi sei mancato» > Disse che gli era mancato 

Disse: «Buongiorno, il libro è arrivato» > Salutò e disse che il libro era arrivato

Disse: «Mortacci tua > Imprecò in romanesco.

 

USI 

Se il soggetto della proposizione reggente è lo stesso della subordinata, nella subordinata si può usare anche la forma implicita

Dice: «Sto benone» > Dice di stare benone

Invece, quando i soggetti sono diversi, si usa la forma esplicita per evitare possibili ambiguità

Chiara dice a Mauro: «Vado a cucinare» > Chiara dice a Mauro che (lei) va a cucinare

Se si fosse scritto Chiara dice a Mauro di andare a cucinare, il soggetto della subordinata sarebbe sembrato Mauro.

 

 

DISCORSO INDIRETTO LIBERO

Il discorso indiretto libero riporta un discorso in forma indiretta, ma con alcune caratteristiche specifiche.

• A differenza di quanto accade di solito nel discorso indiretto, non è introdotto da verbi come dire, sostenere, affermare, dichiarare ecc. 

• Come accade sovente nel discorso diretto, spesso presenta al suo interno interiezioni, esclamazioni, avverbi di luogo e tempo, frasi interrogative dirette, frasi ellittiche e vari costrutti tipici del parlato.

• I tempi verbali più usati sono l’indicativo imperfetto e il condizionale passato (il cosiddetto futuro nel passato), che permettono una maggiore vicinanza di chi scrive a ciò che si racconta.

Molto in voga nella prosa narrativa tra Ottocento e Novecento, il discorso indiretto libero ha lo scopo di riferire in 3a persona le parole e i pensieri di un personaggio, combinandoli con quelli della voce narrante

Carlo D’Andrea, con gli occhi fissi dietro le grosse lenti da miope, attese un pezzo, senza trovar parole, non sapendo ancor credere a quella rivelazione, né riuscendo a immaginare come mai quella donna, finora esempio, specchio di virtù, d’abnegazione, fosse potuta cadere nella colpa. Possibile? Eleonora Bandi? Ma se aveva in gioventù, per amore del fratello, rifiutato tanti partiti, uno più vantaggioso dell’altro! Come mai ora, ora che la gioventù era tramontata… – Eh! Ma forse per questo… (L. Pirandello, Scialle nero).

 

 

DISFARE, SODDISFARE

 

A differenza di tutti i composti del verbo fare, disfare e soddisfare presentano, oltre alle forme regolarmente coniugate come fare, alcune forme diverse rispetto al verbo da cui derivano

 

INDICATIVO PRESENTE
io disfo, soddisfo
tu disfi, soddisfi
lui/lei disfa, soddisfa
noi disfiamo, soddisfiamo
voi disfate, soddisfate
loro disfano, soddisfano

INDICATIVO FUTURO
io disferò, soddisferò
tu disferai, soddisferai
lui/lei disferà, soddisferà
noi disferemo, soddisferemo
voi disferete, soddisferete
loro disferanno, soddisferanno

CONGIUNTIVO PRESENTE
che io disfi, soddisfi
che tu disfi, soddisfi
che lui/lei disfi, soddisfi
che noi disfiamo, soddisfiamo
che voi disfiate, soddisfate
che loro disfino, soddisfino

CONDIZIONALE PRESENTE
io disferei, soddisferai
tu disferesti, soddisferesti
lui/lei disferebbe, soddisferebbe
noi disferemmo, soddisferemmo
voi disfereste, soddisfereste
loro disferebbero, soddisfarebbero
 

 

USI 

È ormai da tempo in disuso la forma della 1a persona dell’indicativo presente soddisfò, sul modello del toscano fo

Prima di chiudere soddisfò a un rendiconto che le devo («Giornale agrario toscano» 1835)

Sconsigliabile anche la forma della 3a persona dell’indicativo presente disfà

Zamparini fa e disfà a suo piacimento (www.newspalermocalcio.it)

pure usata in passato da scrittori che volevano imitare le movenze del parlato

Quando è fatta, è fatta, e non si disfà più (C. Goldoni, L’amante di sé medesimo)

e che rimane viva in alcuni proverbi

Chi la fa, chi la disfà, e chi la trova fatta.

 

 

CONGIUNZIONI DISGIUNTIVE

Le congiunzioni disgiuntive (dette anche alternative) sono congiunzioni coordinative o subordinative che hanno la funzione di introdurre un’alternativa tra due parole, due concetti o due frasi, a volte escludendo uno dei due.

Le congiunzioni disgiuntive più frequenti sono o, oppure, ovvero, altrimenti

Si può mangiare il prosciutto o la mortadella 

Si beve vino oppure acqua 

Mi chiedo se sia meglio vincere o perdere

Se gli elementi coordinati sono due, la congiunzione o può essere ripetuta davanti a ogni parola

o te o me, o bianco o nero, o sole o luna

Quando l’alternativa riguarda più di due elementi, la o precede di solito soltanto l’ultimo

La busta bianca, rossa o blu: quale sceglie?

Quando una congiunzione disgiuntiva coordina due o più soggetti, la concordanza di solito è al singolare, soprattutto se si configura un’alternativa netta

stasera vieni tu o lei?

altrimenti è possibile anche una concordanza al plurale

se vuoi c’è una mela o una banana / se vuoi ci sono una mela o una banana.

 

USI 

La congiunzione o può avere anche una funzione esplicativa

Il sommelier, o esperto dei vini, è un lavoro sempre più diffuso

Nell’italiano contemporaneo la congiunzione ovvero è usata soprattutto con valore dichiarativo (dichiarative, congiunzioni)

Lavora all’FBI, ovvero Federal Bureau of Investigation

È scorretto l’uso, molto frequente soprattutto nel linguaggio giornalistico, di piuttosto che come congiunzione disgiuntiva

Abbiamo mele o / oppure pere (e non Abbiamo mele piuttosto che pere).

 

VEDI ANCHE   

d (eufonica)

 

 

PROPOSIZIONI DISGIUNTIVE

Nell’analisi del periodo, le proposizioni disgiuntive (o alternative) sono quelle proposizioni coordinate o subordinate che servono a introdurre un’alternativa rispetto alla principale. 

Le proposizioni disgiuntive sono introdotte da congiunzioni disgiuntive come o, oppure, ovvero

Mangia questa minestra o salta dalla finestra

Essere o non essere

Svolta a destra oppure torna indietro

Rientra tra le proposizioni disgiuntive anche un particolare tipo di proposizioni interrogative dirette e indirette

Che fai? Studi o vai a nuoto?

Bisogna decidere se restare a casa oppure andare a Roma.

 

 

DISSUADERE: DISSUADÉRE O DISSUÀDERE?

La forma corretta è dissuadére, con l’accentazione piana, come nell’etimo latino. 

La forma scorretta dissuàdere è dovuta a un’errata ritrazione dell’accento, sul modello di verbi molto frequenti come lèggere, còrrere, difèndere, piàngere ecc.

 

 

COMPLEMENTO DI DISTANZA

Nell’analisi logica, il complemento di distanza è il complemento indiretto che indica la distanza tra due luoghi, cose o persone. 

Può essere introdotto dalle preposizioni semplici a, tra o fra

Luigi si trova a pochi metri da te

Tra / Fra un metro svolta a destra

Quando è introdotto dal verbo distare, dall’aggettivo distante o da espressioni come essere lontano ecc., non è preceduto da nessuna preposizione

Casa mia dista appena un chilometro da te

Udine è lontana 50 km da Trieste

È distante un paio di chilometri.