Schede di grammatica italiana
C 4
CHIACCHIERA O CHIACCHERA?
La forma corretta è chiacchiera, con la i come nel verbo chiacchierare, da cui il sostantivo è derivato.
Le forme errate chiacchera e chiaccherare si sono create probabilmente per l’influsso di parole come chicchera e schicchera e soprattutto di verbi come inzaccherare o zuccherare (tutti senza la i).
CHILO- O KILO-?
Entrambe le grafie di questo prefissoide sono comuni e accettate
Il limite di velocità nei centri abitati è di 50 kilometri all’ora
Ieri ho pedalato per qualche chilometro
Nella lingua di tutti i giorni, la parola chilo o kilo si usa esclusivamente come forma accorciata di chilogrammo (o kilogrammo)
Mele golden: un euro al kilo
A quindici mesi pesa già dodici chili.
STORIA
La variante kilo- è entrata nella nostra lingua attraverso il francese. Sia il vocabolo italiano, sia quello francese derivano dal greco khìlioi ‘mille’, ma è in Francia che nel 1795 la Convenzione Nazionale introdusse il sistema metrico decimale come unità di misura ufficiale; le forme con k- iniziale si sono poi diffuse in tutto il mondo.
CHIOCCIOLA vedi @ (AT)
CHIUNQUE
Il pronome chiunque può avere una duplice funzione.
• Come pronome indefinito indica genericamente ‘qualunque persona’
Alla festa del paese chiunque sarà ben accetto
• Come pronome relativo indefinito significa ‘qualunque persona che’
Chiunque lo desideri può scattare delle fotografie al quadro
Per questa ragione va evitata la forma ridondante chiunque che
Chiunque sappia, parli non Chiunque che sappia, parli
In entrambe le funzioni, chiunque è invariabile: ha solo il singolare e serve sia per il maschile, sia per il femminile
chiunque di voi sia stato / chiunque di voi sia stata.
CH O K?
La lettera k è estranea all’alfabeto italiano, ma ormai presente in un certo numero di prestiti da diverse lingue (nel Grande Dizionario della Lingua italiana dell’uso diretto da Tullio De Mauro le grafie con la k sono più di tremila).
Oggi la k si incontra spesso nelle nuove scritture telematiche (e-mail, SMS, chat, forum, blog, social network) in sostituzione del nesso ch, sia all’inizio, sia all’interno di parola
ke, kiedere
anke, riskiare
Ma l’intento, più che quello di risparmiare spazio o tempo, sembra quello di usare una grafia espressiva, diversa, divertente. A insospettire è soprattutto il fatto che spesso la k rende il medesimo suono che renderebbero la sola c o la sola q
kasa, kuello.
USI
Il valore evocativo della k sembra oggi rispondere a una moda telematica internazionale. Anche in francese, la k è usata sia là dove l’ortografia richiederebbe due lettere (kand invece di quand ‘quando’), sia come semplice vezzo grafico (kom per comme ‘come’). In inglese, fra i tanti usi grafici non convenzionali (come quello della z al posto della s in grafie come girlz per girls ‘ragazze’ e pleaz per please ‘per piacere’), la k trova posto in rese del tipo di skool per school ‘scuola’.
STORIA
Nei documenti più antichi della nostra lingua, il suono iniziale di casa o di che era spesso reso con la k (in forza del modello rappresentato dall’alfabeto latino). Così accade, ad esempio, in quello che convenzionalmente è considerato il più antico testo della lingua italiana, il Placito di Capua, del 960 d.C.
Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene
Già negli anni Settanta del Novecento, la lettera k ebbe una notevole fortuna in una serie di usi fortemente espressivi, adottati soprattutto dai movimenti politici extraparlamentari negli scritti di propaganda, nei volantini e nelle scritte sui muri (il cosiddetto kappa politico)
Fascio, okkio al kranio
Poi, passando attraverso il linguaggio pubblicitario, è giunto fino al linguaggio giovanile degli anni Ottanta e Novanta.
CI
Ci (come vi) può avere diversi valori.
1. Può essere un pronome personale atono di 1a persona plurale.
• In funzione di complemento oggetto
Tu ci hai sentito (= hai sentito noi)
• In funzione di complemento di termine
Ci ha portato molti regali (= ha portato a noi)
• Oppure usato con verbi riflessivi o pronominali, e nella costruzione impersonale
Fate i bravi, altrimenti ci arrabbiamo!
Ci si vede più tardi
2. Può essere un avverbio di luogo.
• Quando si intende nel significato di ‘qui, in questo luogo; lì, in quel luogo’ (con verbi di stato o di moto)
Finalmente ci siamo
Conosco bene il posto perché ci vado spesso
• Quando si intende nel significato di ‘per questo, per quel luogo’ (con verbi di moto)
Ci passo spesso
• A volte si usa in costrutti che possono apparire ridondanti, ma corrispondono in realtà a delle dislocazioni
Non pensavo che in questo paese ci si stesse così bene
Mi ci son trovato anch’io in questa situazione
Da quell’orecchio non ci sente
• Sempre con valore locativo, può accompagnarsi al verbo essere, per significare l’esistenza di persone o cose il trovarsi di queste in un determinato ambiente
Ci sono moltissime specie di animali e di piante
C’è qualcuno in casa?
Spero che ci sia pane per tutti
C’è ancora tempo
• È usato anche nelle locuzioni verbali con valore indeterminato
Mi ci vuole più tempo
Ci vuole ben altro!
Ci corre da lui a te!
Io ci sto
• Può essere un pronome dimostrativo:
- riferito a una cosa è preceduto da preposizione ed equivale a una serie di significati diversi
‘a ciò’
Non ci credo
Non ci posso far nulla
‘su ciò’
Ci puoi contare
‘da ciò’
Quanto conti di guadagnarci?
‘in ciò’
Non ci capisco nulla
Io ci rimetto
Che c’entro io?
Non ci vedo chiaro
- riferito a una persona, è corretto solo per significare ‘con lui’, ‘con lei’, ‘con loro’, quando questi pronomi (o il nome della persona) siano già stati espressi o si possano facilmente sottintendere
Con lui è tanto tempo che non ci vado più
Ci usciva già da un anno, quando si sono fidanzati
È invece di uso popolare, quindi da evitarsi, l’uso del ci nel senso di ‘a lui’, ‘a lei’, ‘a loro’
L’ho guardato e ci ho detto
A Maria ci ho telefonato l’altra sera
Ci insegneremo a vivere, a tutti questi bambini.
USI
Nel parlato e nello scritto informale è molto diffuso l’uso di ci per rafforzare il verbo avere (il cosiddetto ci attualizzante)
Aspettate, c’ho un problema con l’avviamento del motore
Soprattutto in frasi come
C(i) ho caldo
C(i) hai sonno?
C(i) avevamo fame
In alcuni casi, l’uso di ci è obbligatorio
«ce l’hai l’ombrello?» «ce l’ho» (non l’ho)
L’uso del ci attualizzante è tipico della lingua parlata e per questo motivo la sua grafia non ha mai ricevuto una codificazione normativa. Sono possibili tre diverse realizzazioni scritte, ma per diverse ragioni risultano tutte insoddisfacenti.
• La grafia con elisione c’ho è molto usata, soprattutto in internet, ma crea un’eccezione alla norma ortografica per la quale la c seguita da lettere diverse da e o i ha valore velare (si dovrebbe leggere ‘co’, non ‘ciò’)
io pure non c’ho capito molto (forum.soleluna.com)
c’hanno fregato ancora (www.stopcensura.com)
• La grafia ci ho è formalmente corretta ma non rispecchia la reale pronuncia, a meno che il lettore non elida mentalmente la i. Questa soluzione era adottata da molti scrittori del secondo Ottocento che intendevano riprodurre le movenze dell’oralità
e ci ho la moglie anch’io (G. Verga, I Malavoglia)
che colpa ci ho io? (L. Capuana, Novelle)
• La grafia univerbata ciò rispecchia la reale pronuncia ma presuppone un’inesistente forma verbale *ciavere
Io ciò un amico (www.rimaiolo.it)
Su l’anticaja a piazza Montanara ciànno scritto: Teatro de Marcello (G. G. Belli, Sonetti).