Schede di grammatica italiana
A 6


ALTERAZIONE

 

L’alterazione è un tipo particolare di derivazione di nomi, aggettivi e verbi realizzata tramite l’uso di suffissi, che aggiungono al vocabolo originario una sfumatura di qualità, quantità o tono, senza modificarne il significato fondamentale. I principali tipi di alterazione sono: 

 

ACCRESCITIVI
naso - nasone

ATTENUATIVI
malato - malaticcio

DIMINUTIVI
cappello - cappellino
vaso - vasetto

PEGGIORATIVI (O SPREGIATIVI)
strada - stradaccia
poeta - poetastro

VEZZEGGIATIVI
cavallo - cavalluccio
via - viuzza
 

Nella formazione dei sostantivi alterati può accadere che l’accrescitivo e il diminutivo cambino genere rispetto al vocabolo originario

la febbre> il febbrone

la villa> il villino

il sapone > la saponetta

Meno frequente è l’alterazione degli aggettivi

lungo> lunghetto

dolce> dolciastro

Gli aggettivi alterati con suffisso accrescitivo o peggiorativo sono spesso sostantivati

sei villano> sei un villanzone

sei ignorante> sei un ignorantaccio

A volte gli alterati assumono un significato diverso da quello del vocabolo di origine

la carta> il cartone

I verbi alterati si formano aggiungendo al verbo alcuni suffissi alterativi specifici, diversi da quelli che si usano per l’alterazione di nomi e aggettivi. In genere questi suffissi modulano il significato del verbo in un senso che può essere: 

• attenuativo

canticchiare (= cantare sottovoce)

piovigginare (= piovere con scarsa intensità)

• leggermente peggiorativo

vivacchiare (= vivere stentatamente)

leggiucchiare (= leggere con stento o con poco impegno).

 

USI 

Nel linguaggio affettivo, anche i nomi di persona possono subire alterazioni

Flavietta, Giorgino, Marione

Nel parlato e nello scritto molto informale è possibile incontrare il suffisso -azzo con valore non dispregiativo, ma scherzosamente accrescitivo

carne> carnazza

panino> paninazzo

porno> pornazzo. 

 

VEDI ANCHE   

verbi alterati

suffissi alterativi dei verbi

falsi alterati

derivate, parole

 

 

ALTERNANZA DI GENERE E DI SIGNIFICATO

In alcune parole italiane l’alternanza di genere (cioè tra maschile e femminile) dà vita – in parole derivanti da una stessa base – anche a un’alternanza di significato, e questo può accadere in diversi casi.

• Quando maschile e femminile hanno due forme diverse, uscenti rispettivamente in -o e in -a

banco / banca

foglio / foglia

bilancio / bilancia

masso / massa

• Quando le due parole sono omografe (in questi casi, la differenza di genere è segnalata solo dalla presenza di un aggettivo o dell’articolo)

il capitale (= somma di denaro) / la capitale (= città sede degli organi di governo)

il fine (= scopo) / la fine (= punto o termine estremo)

il fronte (= linea di combattimento) / la fronte (= parte del viso)

In alcuni casi l’alternanza di significato tra maschile e femminile segue criteri coerenti e dunque prevedibili. 

• Un’alternanza frequente è quella tra i nomi di pianta (al maschile) e i nomi di frutto (al femminile)

arancio / arancia

melo / mela

pesco / pesca 

• Un’altra è quella tra il nome di una disciplina (al femminile) e il nome dello studioso o del tecnico che la pratica (al maschile, ma suscettibile di essere usato al femminile quando questi sia una donna)

chimica / chimico

matematica / matematico

A volte l’alternanza non produce sostanziali cambiamenti di significato, ma dà origine soltanto a diverse sfumature

tavolo (= tavola adibita a usi particolari) / tavola (= asse di legno, specialmente su cui si mangia)

fosso (= grande fossa, anche naturale) / fossa (= scavo praticato nel terreno)

Talvolta, alternanze simili a quelle appena viste si determinano anche fra parole che non hanno lo stesso etimo. Potrebbero sembrare casi di alternanza di genere e significato, ma si tratta di semplici coincidenze che si sono venute a creare durante la vita e lo sviluppo della lingua, casi come

busto / busta

maglio / maglia

pianto / pianta.

 

VEDI ANCHE   

falsi alterati

femminile dei nomi 

 

 

ALTERNATIVE, CONGIUNZIONI vedi DISGIUNTIVE, CONGIUNZIONI

 

 

ALTERNATIVE, PROPOSIZIONI vedi DISGIUNTIVE, PROPOSIZIONI

 

 

PLURALE DEI COMPOSTI CON ALTO- E BASSO-

Le parole composte con alto- e basso- possono subire alcune oscillazioni rispetto alle norme che regolano la formazione del plurale delle parole composte

Questo infatti può essere formato volgendo al plurale soltanto il secondo elemento (com’è normale per i composti in cui un aggettivo precede un nome), ma anche volgendo al plurale sia il primo, sia il secondo elemento

altoforno> altoforni / altiforni 

altopiano> altopiani / altipiani

bassorilievo> bassorilievi / bassirilievi

Entrambe le forme sono accettabili e la minore o maggiore frequenza cambia da parola a parola (i plurali più frequenti nelle scritture in rete risultano altiforni e altipiani, ma bassorilievi). 

 

 

ALTROCHÉ O ALTRO CHE?

La grafia univerbata altroché si usa quando l’avverbio ha il valore di esclamazione affermativa

Se mi piace? Altroché!

La grafia separata altro che, invece, si usa quando la locuzione indica esclusione o preferenza rispetto a un altro elemento

Fatti, altro che chiacchiere

Altro che il luna park, altro che il cinema, altro che Internet (Jovanotti, Il più grande spettacolo dopo il big bang).

 

USI 

La grafia altrocché, presente con una certa frequenza anche nelle scritture in rete, è da considerarsi errata e va dunque evitata.

 

VEDI ANCHE   

univerbazione

 

 

AMACA: AMÀCA O ÀMACA?

La pronuncia corretta è amàca. La parola, infatti, è giunta in italiano attraverso lo spagnolo hamàca, a sua volta proveniente dal caribico hammàka. La pronuncia àmaca è dovuta a un’errata ritrazione dell’accento.

 

 

A MANO A MANO / A POCO A POCO / A DUE A DUE

Nelle locuzioni avverbiali composte da due elementi identici, la forma preferibile è quella con la doppia preposizione

a mano a mano meglio di mano a mano

a faccia a faccia meglio di faccia a faccia

a poco a poco meglio di poco a poco

a fianco a fianco meglio di fianco a fianco

a corpo a corpo meglio di corpo a corpo

a due a due meglio di due a due

Quando invece queste locuzioni vengono usate in funzione di sostantivo, la prima a va sempre omessa

Questa sera i due leader si sfideranno a faccia a faccia / Questa sera andrà in onda il faccia a faccia tra i due leader

Il soldato combatté a corpo a corpo contro il nemico / Il soldato si gettò in un violento corpo a corpo contro il nemico.

 

USI 

Al posto della locuzione a mano a mano, è molto frequente l’espressione man mano

Man mano che si scende, il Po si ingrossa (www.tg24.sky.it). 

 

VEDI ANCHE   

preposizioni

 

 

AMBITO: ÀMBITO O AMBÌTO?

Si tratta di una coppia di omografi.

• La parola sdrucciola àmbito è un sostantivo

dentro l’àmbito delle pareti domestiche

• La parola piana ambìto, invece, è il participio passato di ambire

ottenere l’ambìta ricompensa

In casi come questi, quando si scrive è consigliabile segnare l’accento in modo da evitare possibili ambiguità.

 

VEDI ANCHE   

accento