Schede di grammatica italiana
A 5


AGGETTIVI PRIVI DEL GRADO POSITIVO

• Alcuni aggettivi non possiedono il grado positivo, ma solo quello comparativo

- anteriore (= che si trova più avanti)

- posteriore (= che si trova più indietro) 

• Altri, invece, hanno solo il grado comparativo e quello superlativo

- inferiore (= che si trova più in basso), infimo (= che si trova il più in basso possibile)

- interiore (= che si trova più all’interno), intimo (= che si trova il più all’interno possibile)

- ulteriore (= che si trova oltre), ultimo (= che si trova il più lontano possibile)

- superiore (= che si trova più in alto), supremo e sommo (= che si trova il più in alto possibile)

- esteriore (= che si trova più all’esterno), estremo (= che si trova il più all’esterno possibile)

• Infine, alcuni altri hanno solo il grado superlativo

- primo (= che si trova all’inizio)

- prossimo (= che si trova molto vicino)

Come nel caso di migliore / ottimo (da buono) o minore / minimo (da piccolo), tutti questi comparativi terminano in -ore e tutti questi superlativi terminano in -mo e non sono suscettibili di ulteriori gradazioni: non si può dire più superiore o superiorissimo.

 

USI 

Per ragioni legate alla ricerca di espressività nel linguaggio pubblicitario, in quello giornalistico e in quello televisivo ormai da tempo si fa largo uso di superlativi come ultimissimo o primissimo

nuovi aggiornamenti e ultimissime notizie sul calciomercato (www.oggisport.it)

dall’alto del suo ruolo di primissimo piano (www.lagazzettadelmezzogiorno.it)

e di altri superlativi a rigore non grammaticali, come quelli dei sostantivi

Occasionissima per Klose al 70’ (www.ilsole24ore.com)

Offertissima ponte 8 dicembre (www.agriturismo.com)

Vendo due biglietti poltronissima (www.concertionline.com).

 

 

AGGETTIVI PRIVI DI COMPARATIVO E SUPERLATIVO

In genere gli aggettivi che esprimono qualità assolute (cioè qualità che non possono essere accresciute o diminuite) sono privi dei gradi comparativo e superlativo, perché non sono graduabili. Si tratta di:

- aggettivi che indicano appartenenza a un determinato luogo o a una determinata epoca

francese, padovano, rinascimentale

- aggettivi che indicano la materia o la forma geometrica

ferroso, triangolare

- aggettivi che esprimono una qualità straordinaria, fuori dal comune

immenso, straordinario, eccelso, enorme

- aggettivi di relazione

un testo dantesco, manzoniano 

- aggettivi alterati, per i quali è ammessa la forma comparativa ma non quella superlativa

più bellina ma non *bellinissima.

 

USI 

In alcuni casi, come uso scherzoso o espressivo, si può incontrare anche la forma comparativa o superlativa di alcuni degli aggettivi descritti sopra, soprattutto di quelli che indicano appartenenza a un luogo

Più napoletano di lui non c’è nessuno

Kevin è davvero inglesissimo!

 

 

PROPOSIZIONI AGGIUNTIVE

Nell’analisi logica, le proposizioni aggiuntive sono proposizioni subordinate che aggiungono un’informazione ulteriore rispetto a quanto espresso nella proposizione reggente. Sono introdotte dalle locuzioni oltre a e oltre che, e nell’italiano contemporaneo si presentano solo in forma implicita, ovvero con il verbo all’infinito

Oltre a fare l’attrice, è anche un’ottima cantante.

 

STORIA 

Nell’italiano antico era possibile usare proposizioni aggiuntive in forma esplicita, con il verbo all’indicativo o al condizionale, introdotte da oltre che

Oltre che tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici (G. Leopardi, Dialogo della natura e di un’anima).

 

 

ALACRE: ÀLACRE O ALÀCRE?

La pronuncia più corretta è àlacre, in cui si conserva l’accentazione sdrucciola che la parola aveva in latino.

La pronuncia alàcre, con avanzamento dell’accento rispetto all’etimo (come in allégro), è comunque accettabile.

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

A L’AQUILA O ALL’AQUILA?

Per i nomi di luogo preceduti da articolo, nella lingua scritta si è soliti usare la preposizione semplice, anche se l’incontro tra la preposizione e l’articolo dà origine a una sequenza (a la, de la) che nell’italiano contemporaneo non esiste. Per questa ragione risulta preferibile la resa con preposizione articolata, anche se essa non rispetta del tutto l’integrità del nome. Entrambe le forme comunque sono perfettamente accettabili

Sto andando a L’Aquila / Sto andando all’Aquila.

 

USI 

In altri casi analoghi, come quello di La Spezia, l’uso corrente degli abitanti della città (almeno nel parlato) è quello di omettere l’articolo 

Sto andando a Spezia.

 

 

ALCOL O ALCOOL?

Si possono usare entrambe le forme, anche se oggi si tende a preferire alcol (e ancora più nettamente i derivati alcolico, alcolista, alcolizzato ecc.). 

 

STORIA 

L’incertezza nella grafia si deve al fatto che la parola (proveniente dall’arabo al kuhul, poi passata nel latino moderno alcohol vini ‘spirito di vino’) è entrata in italiano attraverso il francese alcohol (alcoolique, alcoolisme ecc.).

 

 

ALCUNO vedi NESSUNO O ALCUNO?

 

 

AL DI LÀ O ALDILÀ?

In casi come questo non esiste una norma generale che regoli la scelta tra la grafia con univerbazione e la grafia separata. Nell’uso, tuttavia, è invalsa una distinzione tra:

al di là, con grafia separata, si usa con valore di locuzione avverbiale o preposizionale 

al di là del confine

aldilà, con grafia univerbata, si usa in funzione di sostantivo maschile (con il valore di ‘oltretomba’, ‘vita dopo la morte’) 

L’aldilà resta un mistero per ognuno di noi.

 

STORIA 

La locuzione al di là è rifatta sul francese au-delà. La forma italiana tradizionale è di là da, oggi ancora possibile come alternativa più elegante, ma di fatto poco usata, se non nella frase

di là da venire.

 

 

ALFA PRIVATIVO vedi A- (PREFISSO)

 

 

PRONOMI ALLOCUTIVI

Per rivolgersi a uno o più interlocutori, si usa una particolare categoria di pronomi personali detti allocutivi. I pronomi allocutivi si distinguono in due tipologie:

- confidenziali, da usare in contesti più informali, con interlocutori con i quali si ha un certo grado di confidenza

- di cortesia (o di rispetto o reverenziali), da usare in contesti più formali

CONFIDENZIALI ; DI CORTESIA
singolare: tu ; lei (ella)
plurale: voi ; voi (loro)
 

 

Tu, Mario, sei sempre il benvenuto

Voi siete matti, ragazzi!

Signor Bianchi, lei mi stupisce sempre! 

Ella comprenderà, signor Presidente

Loro sanno consigliarmi un buon ristorante?

 

DUBBI 

Quando si usa il pronome allocutivo lei, il participio passato del predicato si accorda con il genere della persona alla quale si riferisce 

Caro Professore, a lezione ieri è stato davvero brillante

Se però l’allocutivo è in forma di pronome atono, il participio può accordarsi al femminile anche se ci si riferisce a un maschio

Caro Professore, l’ho sentita parlare alla conferenza di ieri

Con il pronome allocutivo Ella si ricorre più spesso alla concordanza femminile

Ella, Reverendissimo Vescovo, è stata chiarissima.

 

USI 

Ella è limitato agli usi burocratici o altamente formali (in questo secondo caso, in riferimento ad alte cariche religiose o civili) e di solito si accompagna all’uso delle maiuscole di reverenza. Anche loro è marcato ormai come molto formale, e viene usato sempre più di rado: per rivolgersi collettivamente a persone alle quali singolarmente si darebbe del lei, oggi si ricorre quasi sempre al voi (lei, uso del).

 

STORIA 

Negli anni del Fascismo si impose l’uso dell’allocutivo voi al posto del lei, che veniva considerato un prestito spagnolo. Oggi il voi rimane solo come uso di provenienza dialettale in alcune regioni del Meridione: un uso decisamente sconsigliabile.

 

 

COMPLEMENTO DI ALLONTANAMENTO O SEPARAZIONE

Nell’analisi logica, si definisce complemento di allontanamento o separazione una particolare fattispecie del complemento di moto da luogo: introdotto dalla preposizione da, indica il luogo o la persona da cui ci si allontana o ci si separa, sia in senso proprio che figurato 

Il quadro si è staccato dal muro

Ho preso le distanze da questo comportamento.

 

 

ALMENO O AL MENO?

La grafia corretta è almeno, con univerbazione

Penso che andrò a trovare il vecchio Kurtz laggiù in Africa almeno per qualche tempo (M. Mari, Tu, sanguinosa infanzia).

 

STORIA 

La grafia separata al meno, che oggi rappresenta un errore di ortografia, è ampiamente attestata nei secoli scorsi, specie nelle scritture private

se non tutti al meno i maggiori (G. Galilei, Epistolario).

 

 

AL PUNTO DA, AL PUNTO DI O AL PUNTO CHE?

Al punto da e al punto di sono locuzioni preposizionali e sono intercambiabili; al punto che, invece, è una locuzione congiuntiva.

Tutte e tre introducono una proposizione subordinata consecutiva.

Al punto da e al punto di richiedono un verbo all’infinito e introducono quindi una consecutiva implicita

Sono affamato al punto da svenire / Sono affamato al punto di svenire

Al punto che richiede il verbo all’indicativo e quindi introduce una consecutiva esplicita

Sono affamato al punto che mi sento svenire.

 

 

ALTERATI LESSICALIZZATI vedi FALSI ALTERATI