Schede di grammatica italiana
A 3


ACUTO O GRAVE ACCENTO

Gli accenti acuto e grave sono i due accenti grafici usati nell’italiano contemporaneo.

• L’accento acuto, posto sulle vocali e e o, indica che queste devono essere pronunciate chiuse

réte, mése, cómpito, giórno 

• L’accento grave, nelle stesse condizioni, indica che quelle vocali  devono essere pronunciate aperte

chièsa, còsa, bène, fuòri

Questo tipo di indicazioni, però, si trova solo nei dizionari o in altri testi che (per esigenze informative o didattiche) abbiano la necessità di indicare esplicitamente il timbro aperto o chiuso della e e della o che si trovano in sillaba accentata. Di solito l’uso dell’accento grafico all’interno di parola è molto raro: facoltativo e limitato a pochi casi di possibile ambiguità, come

pésca (= dal verbo pescare) / pèsca (= il frutto del pesco)

Nelle parole con l’ultima sillaba accentata, invece, l’accento grafico va indicato obbligatoriamente. 

• Nel caso in cui la vocale finale sia e si possono trovare entrambi gli accenti:

- si deve usare l’accento acuto quando la vocale si pronuncia chiusa, come in , e nei composti di che

perché, affinché, benché

nei composti di tre

ventitré, trentatré

nella 3a persona del passato remoto di alcuni verbi in -ere

poté, ripeté

e in qualche altro caso

viceré, nontiscordardimé

- si deve usare l’accento grave quando la vocale si pronuncia aperta

è, cioè, tè, caffè, bebè, Noè, karatè

• Nel caso in cui la vocale finale sia o, l’accento è sempre grave, perché in italiano la o finale accentata viene sempre pronunciata aperta

andò, farò, però, oblò

• Nel caso in cui la vocale finale sia a, i, u, l’accento è per convenzione sempre grave, anche se la pronuncia non è né aperta, né chiusa

libertà, sarà, partì, colibrì, però, menabò, più, tabù.

 

VEDI ANCHE   

omografi

 

 

ACCHITO O ACCHITTO?

La forma corretta è acchito. Seppur frequente nel parlato, e anche nello scritto informale, la variante acchitto è decisamente sconsigliabile.

La parola deriva dal francese acquit, che nel gergo del biliardo indicava la posizione della biglia all’inizio del gioco. In italiano, si è diffusa dapprima nella forma (oggi scomparsa) achitto; la variante oggi corretta acchito è registrata nei vocabolari solo a partire dalla fine dell’Ottocento.

Acchitto è in realtà un regionalismo meridionale, diffusosi probabilmente per influenza di un’altra parola molto comune nei dialetti meridionali: acchitto ‘mucchio, cumulo’.

 

 

ACCLIMARE O ACCLIMATARE? 

Anche se meno comune nell’uso, la forma preferibile sarebbe acclimare (e acclimarsi invece di acclimatarsi, acclimazione invece di acclimatazione).

Acclimare infatti è il verbo parasintetico che si ottiene dal sostantivo italiano clima tramite il prefisso a-; acclimatare, invece, viene dal francese acclimater, tratto a sua volta dal francese climat.

 

 

NOMI ACCORCIATI

I nomi accorciati sono forme ridotte di parole usate al posto delle forme piene

automobile> auto

cinematografo> cinema / cine

fotografia> foto

metropolitana> metro 

motocicletta> moto

professore> prof

subacqueo> sub

televisione> tele

Di solito, i nomi accorciati mantengono la stessa forma al singolare e al plurale

Alla gara parteciperanno almeno trenta moto

Alcuni di questi nomi accorciati hanno assunto anche la funzione di prefissoidi, dando vita a famiglie di nuove parole

auto> autorimessa, autostrada, autotrasporto

cine> cinepresa, cineoperatore, cineclub

foto> fotomodello, fotoromanzo, fototessera

tele> telegiornale, teleromanzo, televendita.

 

 

PARTICIPI ACCORCIATI

I participi accorciati sono forme del participio passato di alcuni verbi della prima coniugazione che si presentano prive di suffisso; oggi sono usate in funzione di aggettivi.

Colmo (da colmare, originariamente in alternativa a colmato, colmo o colmato?)

Una stanza colma di mobili

Domo (da domare)

Il Napoli è riuscito a spuntarla su un Milan mai domo

Guasto (da guastare

L’ascensore è guasto: dobbiamo salire a piedi.

 

STORIA 

Nell’italiano antico (e fino alla fine dell’Ottocento in quello poetico) i participi accorciati erano piuttosto frequenti e mantenevano ancora un pieno valore verbale

l’ho mostro anco a pochi (A. Caro, Lettere familiari)

Mie brame ho dome (F. M. Piave, Ernani).

 

 

ACCORDO vedi CONCORDANZA

 

 

SUFFISSI ACCRESCITIVI

Nell’ambito dei meccanismi dell’alterazione, i suffissi accrescitivi indicano un accrescimento di tipo quantitativo o qualitativo. Possono essere usati in combinazione con diversi elementi grammaticali:

• nomi: libro> librone

• avverbi: bene> benone

• aggettivi: pigro> pigrone

Gli accrescitivi degli aggettivi sono usati per lo più come sostantivi

sudicio> sudicione (‘persona sudicia’)

grasso> grassone (‘persona grassa’)

Il suffisso accrescitivo più comune è -one; il suo corrispondente femminile è -ona

casa> casona

bella> bellona 

ma spesso anche ai nomi femminili viene aggiunto -one, creando così un accrescitivo maschile

una donna> un donnone 

una barca> un barcone

una testa> un testone

Meno usati sono -acchione e -accione

furbo> furbacchione

buono> bonaccione

Nel caso di matto > mattacchione, il suffisso -acchione serve anche a evitare la possibile confusione con il sostantivo mattone, che ha tutt’altro significato e tutt’altra origine (falsi alterati). 

 

VEDI ANCHE   

suffissi

 

 

ACCUSATIVO ALLA GRECA vedi OGGETTO, COMPLEMENTO

 

 

ACCUSATIVO DI RELAZIONE vedi OGGETTO, COMPLEMENTO

 

 

ACERRIMO vedi ACRE, SUPERLATIVO DI

 

 

ACME: MASCHILE O FEMMINILE?

Il sostantivo acme (‘il momento di maggior splendore di una civiltà, di una nazione, di una persona’) è di genere femminile, così come è femminile il nome greco da cui deriva: akmè ‘punta’

Atene raggiunse la sua acme nel V secolo a. C. 

L’uso erroneo al maschile, come in acne (che deriva dallo stesso etimo) e in altri casi simili (epitome ecc.), si deve al fatto che in italiano le parole terminanti con -e possono essere sia maschili, sia femminili.

 

VEDI ANCHE   

genere dei nomi

 

 

A COMMERCIALE vedi @ (AT)

 

 

ACQUA, COMPOSTI DI vedi CU, QU O CQU?

 

 

ACQUERELLO O ACQUARELLO?

La forma preferibile è acquerello, fedele al modello toscano da cui ha preso le mosse la lingua italiana. Tuttavia, come accade in casi simili, anche acquarello è da considerarsi accettabile.