Schede di grammatica italiana
A 12


AVERE O ESSERE?

I due ausiliari (letteralmente ‘che aiutano’) della lingua italiana sono i verbi avere ed essere.

• Il verbo avere si usa per formare i tempi composti dei verbi transitivi attivi

io ho amato, tu avevi visto, voi aveste colpito

• Il verbo essere, invece, si usa per formare:

- la forma passiva dei verbi

io sono stato amato, tu eri stato visto, noi fummo stati colpiti

- i tempi composti dei verbi impersonali

mi è sembrato

- i tempi composti dei verbi riflessivi

mi sono lavato, mi ero vestito

• La scelta dell’ausiliare avere o essere con i verbi intransitivi non segue criteri costanti e regolari.

 

In linea generale, però, si usa l’ausiliare avere con i verbi che indicano un’azione effettivamente compiuta dal soggetto 

ho parlato, ho dormito

• Si usa, invece, l’ausiliare essere:

- con i verbi che indicano un’azione subita dal soggetto

sono nato, sono cresciuto

- con i verbi di movimento

sono andato, sono partito

sebbene anche tra questi ce ne sia qualcuno che richiede l’ausiliare avere 

ho camminato, ho viaggiato

Generalmente quando si tratta di verbi servili si tende a usare l’ausiliare del verbo all’infinito che segue dopo 

cantare> ho cantato> ho potuto cantare

andare> sono andato> sono dovuto andare

Tuttavia esistono delle eccezioni.

• Se il verbo all’infinito è intransitivo, si può anche usare l’ausiliare avere 

sono dovuto andare / ho dovuto andare

• Se il verbo all’infinito è essere, si usa l’ausiliare avere

Avrebbe dovuto essere a scuola

• Se il verbo all’infinito è in forma passiva, si usa l’ausiliare avere 

Avrebbe potuto essere visto

• Se il verbo all’infinito è pronominale, si usa l’ausiliare essere se il pronome viene anticipato, ma se il pronome viene posticipato si può scegliere indifferentemente l’ausiliare essere o avere

Non ci sarei dovuto andare

Non sarei dovuto andarci / Non avrei dovuto andarci.

 

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atmosferici, verbi

 

 

AVERE O TENERE?

Il verbo tenere è usato al posto di avere in alcune espressioni come tenere fame, tenere sonno, e così via, soprattutto in alcuni italiani regionali.

Quest’uso non è accettato nell’italiano standard, dove in queste espressioni si usa sempre il verbo avere: avere fame, avere sonno e così via.

 

USI 

Molto diffusa in tutta Italia è l’espressione tenere famiglia, che si usa di solito per spiegare o giustificare azioni normalmente ritenute disdicevoli. In questo caso il verbo tenere è quasi inevitabile; non otterremmo lo stesso effetto dicendo: «Ho famiglia».

 

 

AVVERBI

 

L’avverbio è una parte invariabile del discorso, la cui funzione è determinare il significato di un verbo (dorme saporitamente), un aggettivo (molto buono) o un altro avverbio (troppo duramente).

A seconda della funzione che svolgono, gli avverbi si suddividono in diverse categorie.

 

AVVERBI DI:
MODO
bene, male, volentieri, velocemente

LUOGO
qui, là, fuori, sotto
 

 

Nella categoria degli avverbi di luogo rientrano ci e vi (nel significato di ‘in questo luogo’, ‘in quel luogo’, ‘in ciò’) e ne (nel significato di ‘da quel luogo’, ‘da ciò’)

ci vengo

ne sono uscito

 

AVVERBI DI:
TEMPO
prima, poi, ora, subito, sempre, mai

QUANTITÀ
poco, molto, più, meno, tanto, solamente

AFFERMAZIONE
sì, certo!, sicuro!, davvero!

NEGAZIONE
no,non

DUBBIO
forse, probabilmente

NTERROGATIVI
dove?, quando?, come?, perché?

ESCLAMATIVI
dove!, quando!, come!

PRESENTATIVI ecco
 

 

Alcuni avverbi sono aggettivi che hanno assunto anche una funzione avverbiale 

Viaggia sicuro: allaccia le cinture

Corre forte, non c’è che dire

Finalmente hai risposto giusto

Siamo andati ad abitare lontano

Come gli aggettivi qualificativi, anche la maggior parte degli avverbi ha un grado comparativo e uno superlativo

spesso> più spesso, spessissimo

bene> meglio, ottimamente

Solo pochi avverbi, invece, presentano forme soggette ad alterazione

bene> benino, benone

male> maluccio, malaccio

poco> pochino, pochetto, pochettino

Una funzione analoga a quella degli avverbi è svolta dalle locuzioni avverbiali

All’improvviso (= improvvisamente) il cane è venuto fuori dalla cuccia.

 

VEDI ANCHE   

avverbi, formazione degli

derivate, parole

 

 

LOCUZIONI AVVERBIALI

Le locuzioni avverbiali sono locuzioni composte da due o più parole che hanno nel loro insieme funzione di avverbio. Possono essere formate con diversi elementi:

• con una preposizione

a proposito, di sicuro

• con la preposizione a usata due volte

a mano a mano

• con le preposizioni di e in

di male in peggio

• con la reduplicazione di nomi, aggettivi, avverbi o verbi

passo passo, bel bello, quasi quasi, stringi stringi.

 

VEDI ANCHE   

proposizioni

 

 

FORMAZIONE DEGLI AVVERBI

In base alla loro formazione, gli avverbi possono essere suddivisi in tre categorie.

1. Avverbi semplici: hanno una forma autonoma che non deriva da nessun’altra parola 

subito, laggiù

2. Avverbi composti: sono formati da due o più parti che un tempo non erano unite

tuttora (tutt’ora), talora (tal ora)

3. Avverbi derivati: si formano aggiungendo un suffisso a un’altra parola. In genere si tratta dei suffissi:

- -mente nei casi di derivazione da un aggettivo

lontano > lontanamente

- -oni nei casi di derivazione da un nome o da un verbo

gatto > gattoni

tentare > tentoni.

 

STORIA 

Il suffisso -mente deriva dal latino mente, ablativo del nome mens ‘mente, spirito, intelligenza’. Perciò, una frase latina come amare tenera mente voleva dire ‘amare con un’attitudine mentale tenera’. Con il passare del tempo, queste locuzioni sono passate a indicare non tanto l’attitudine, quanto il modo con cui si svolgeva l’azione. Nell’italiano antico era ancora viva la percezione di questa origine, tanto che si potevano usare espressione come villana e aspramente (cioè villanamente e aspramente). Poi l’aggettivo ha preso a essere sentito un tutt’uno col resto della parola: così -mente è diventato un suffisso usato ancora oggi per creare nuovi avverbi.

 

In latino, così come in italiano, gli aggettivi devono accordarsi al nome cui si riferiscono, e mens, come in italiano, è femminile. Ecco spiegato perché nella nostra lingua gli avverbi che derivano da un aggettivo si creano a partire dal femminile.

 

VEDI ANCHE   

derivate, parole

 

 

CONGIUNZIONI AVVERSATIVE

Le congiunzioni avversative sono congiunzioni coordinative che hanno la funzione di legare due parole o due proposizioni che sono in qualche modo in contrasto (avversative, proposizioni). 

Le più frequenti sono anzi, eppure, ma, però, tuttavia, bensì

Non sono stanco, ma affaticato

Io sono rimasta a casa, però Lucia è uscita.

 

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ma però

 

 

PROPOSIZIONI AVVERSATIVE

Nell’analisi del periodo, le proposizioni avversative sono proposizioni coordinate o subordinate che esprimono un fatto o una situazione in contrasto con quanto viene detto nella proposizione principale o con quanto ci si aspetterebbe in base a quello che si afferma nella principale.

• Le proposizioni coordinate avversative vengono introdotte da ma, però, tuttavia, mentre, eppure

Giovanni è bassino, ma gioca bene a basket

Marco ha studiato molto, tuttavia non ha superato l’esame

• Quanto alle proposizioni subordinate avversative:

- quando si trovano in forma esplicita vengono introdotte da mentre (o mentre invece), quando (o quando invece), laddove e presentano il verbo all’indicativo o al condizionale

Credi di avere ragione, quando (invece) hai torto

Sono rimasta addormentata, mentre (invece) sarei dovuta andare al lavoro

- quando si trovano in forma implicita vengono introdotte da anziché, invece di, in luogo di e presentano il verbo all’infinito

Anziché scusarsi, è scappato via

Invece di uscire, ha preferito studiare.

 

 

AZIONE VERBALE vedi ASPETTO VERBALE