Schede di grammatica italiana
A 11
ASTERISCO
L’asterisco è un segno grafico (*) che può avere molteplici funzioni.
• Rinvia a una nota a margine o a piè di pagina.
• Indica il tipo car* tutt*
Era figliuolo di un mercante di *** (questi asterischi vengono tutti dalla circospezione del mio anonimo) (A. Manzoni, I promessi sposi).
USI
Un impiego dell’asterisco che ha preso piede negli ultimi anni è quello legato alla volontà di evitare il cosiddetto uso “sessista” della lingua. Con soluzioni come car* tutt* si intende evitare l’uso del maschile generalizzato previsto dalla norma grammaticale (cari tutti riferito a donne e uomini), ma anche la dicotomia di genere implicita in una frase come care tutte e cari tutti
Videolettera di Nichi a* ragazz* del 9 aprile (www.sinistraecologialiberta.it)
Tale soluzione sembra derivare dall’impiego dell’asterisco come “carattere jolly” tipico dei sistemi informatizzati di ricerca.
In linguistica poi l’asterisco ha due funzioni specifiche.
1. In riferimento alle basi etimologiche, viene preposto a una parola per indicare che non esistono prove documentate della sua esistenza, ma si tratta di una forma deducibile soltanto in via ipotetica
Il verbo bruciare deriva dal latino parlato *brusiare
2. In riferimento all’uso linguistico, viene anteposto a una frase per segnalare che si tratta di una struttura agrammaticale, cioè non accettabile dalla coscienza linguistica dei parlanti nativi di una lingua
*Io parlare italiano
*Il più bellissimo del mondo.
NOMI ASTRATTI
I nomi astratti, contrapposti a quelli concreti, si riferiscono a entità non percepibili fisicamente ma conoscibili soltanto attraverso la mente, come quelli che indicano stati d’animo, sensazioni o sentimenti
felicità, paura, amicizia, amore
Non si tratta, tuttavia, di una distinzione così nitida e facile da applicare, dato che molti sono i casi cui il grado di astrazione o di concretezza è relativo
partenza, risalita, odore
Inoltre, in determinati contesti, alcuni sostantivi che in generale sarebbero classificati come astratti, diventano invece nomi concreti
le celebrità del mondo del cinema (celebrità = attori).
VERBI ATMOSFERICI
Si definiscono atmosferici (o meteorologici) i verbi che indicano fenomeni meteorologici, come piovere, nevicare, grandinare, tuonare, gelare, albeggiare ecc.
Si tratta quasi sempre di verbi impersonali, che possono assumere forma personale solo quando il soggetto è rappresentato da parole come goccia e simili
Piovevano gocce sempre più rade.
DUBBI
Questi verbi possono creare qualche dubbio sull’ausiliare da scegliere nei tempi composti. Tradizionalmente si distinguono i casi in cui s’intende sottolineare la durata dell’azione, nei quali si preferirebbe l’ausiliare avere, e tutti gli altri casi, in cui l’ausiliare sarebbe essere
Ieri ha nevicato per tre ore
È nevicato un po’ stanotte
La realtà è che nell’italiano contemporaneo è perfettamente normale l’uso dell’uno o dell’altro ausiliare, senza distinzioni di registro o di significato.
VEDI ANCHE
avere o essere?
ATONI E TONICI, PRONOMI vedi PERSONALI, PRONOMI
SUFFISSI ATTENUATIVI
Nell’ambito dei meccanismi dell’alterazione, si dicono attenuativi i suffissi che attenuano il significato della parola alla quale si aggiungono.
Questi suffissi possono essere utilizzati con aggettivi
malato> malaticcio
rosso> rossiccio
ma anche con alcuni verbi (in questo caso il suffisso può avere funzione, oltre che attenuativa, anche leggermente peggiorativa)
cantare> canticchiare
vivere> vivacchiare.
ATTERRARE: AVERE O ESSERE?
La scelta dell’ausiliare essere o avere cambia a seconda che questo verbo sia usato in forma transitiva o intransitiva.
• Usato come transitivo, il verbo atterrare ha il significato di ‘gettare a terra’ e richiede l’ausiliare avere
Ha atterrato un avversario
• Quando è intransitivo, il verbo atterrare è utilizzato soprattutto per indicare il ‘posarsi a terra’ dei velivoli o nel significato più generico di ‘ricadere al suolo’. In questi casi, si può usare come ausiliare sia essere, sia (meno comune) avere
L’aereo è atterrato in ritardo / L’aereo ha atterrato in ritardo.
VEDI ANCHE
avere o essere?
ATTIMINO
Attimino è il diminutivo del sostantivo attimo, che indica di per sé uno spazio temporale brevissimo. Per questo motivo sarebbe improprio l’uso del diminutivo, anche se il suo impiego con valore temporale è del tutto accettabile, soprattutto nella lingua parlata
aspetta un attimino
se fosse arrivato un attimino più tardi!
È invece sconsigliabile, sia nello scritto sia nel parlato, l’uso di attimino con valore modale, cioè con il significato di ‘un po’’, ‘davvero’, ‘veramente’. Questo uso estensivo si è sviluppato negli ultimi decenni ed è oggi molto comune nel parlato e nella lingua del Web
è un attimino troppo alto
mi sento un attimino poco considerata (www.cercounbimbo.net)
a me sembra un attimino strano come metro di giudizio (www.mad4games.it).
ATTINENTE A O ATTINENTE?
L’aggettivo attinente ‘che concerne’, ‘che è in relazione con qualche cosa’, regge la preposizione a. La forma deriva infatti dal participio presente del verbo intransitivo attenere (da latino attinere)
le carte attinenti al processo, le mansioni attinenti alla sua carica
La costruzione senza preposizione (attinenti il processo) è errata; la sua diffusione è dovuta al modello di aggettivi di significato affine come concernente o riguardante, che derivano da verbi transitivi e che quindi non reggono la preposizione a (concernenti il processo, riguardanti il processo).
ATTIVI, VERBI vedi FORMA ATTIVA, PASSIVA E RIFLESSIVA
ATTRIBUTO
Nell’analisi logica l’attributo è un aggettivo o un participio che concorda in genere, numero e funzione sintattica con il nome a cui si riferisce.
L’attributo può riferirsi, in particolare:
• al soggetto
Il gatto affettuoso fa le fusa
• al nome del predicato (predicato nominale)
Il gatto è un animale domestico
• al complemento oggetto
Il gatto fa molte fusa
• a un complemento indiretto
Il gatto gioca con la pallina colorata
• all’apposizione
Il gatto, animale domestico, fa le fusa
In alcuni particolari contesti anche gli avverbi possono svolgere la funzione di attributi
Non ho mai visto un uomo così.
AUSILIARI, VERBI vedi AVERE O ESSERE?
AUSPICARE O AUSPICARSI?
L’unica forma corretta è auspicare
Il Presidente auspica una rapida soluzione della crisi
La forma auspicarsi è errata e si deve a una confusione con il verbo augurare, che – a differenza di auspicare – si può usare anche come riflessivo
Il Presidente si augura una rapida soluzione della crisi.
AUSPICI: ÀUSPICI O AUSPÌCI?
Si tratta di una coppia di omografi.
• La parola sdrucciola àuspici è il plurale di àuspice, cioè ‘la persona che traeva gli auspìci presso gli antichi Romani’. Per estensione, il vocabolo ha assunto anche il significato di ‘promotore, fautore’ di qualcosa
Giovanni Villani sollecita ed anzi si fa auspice della continuazione dell’impresa (A.M. Cabrini, Un’idea di Firenze)
• La parola piana auspìci, invece, è il plurale di auspìcio, con cui si intende sia ‘l’antica pratica della divinazione’, sia (per estensione) ‘l’augurio, il segno o la circostanza che serve di presagio’
Quell’invito ci sembrò di ottimo auspìcio
Il vocabolo è usato oggi soprattutto al plurale, con il significato di ‘favore’ o ‘supporto a un’iniziativa’
L’associazione fu costituita sotto gli auspìci del presidente della Repubblica.
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