Schede di grammatica italiana
A 1
@ (AT)
Il simbolo @ (detto anche a commerciale o chiocciola) è utilizzato nella lingua italiana soltanto in ambito informatico; in particolare, negli indirizzi di posta elettronica, serve a separare il nome (o lo pseudonimo) dell’utente dal dominio presso il quale è registrato l’indirizzo
iaia@treccani.it
Nei forum, nei blog e in generale nelle discussioni in rete a più voci, la chiocciola si usa per indicare il destinatario specifico a cui ci si rivolge
@iaia: grazie delle notizie! :-)
STORIA
Il segno della chiocciola non è affatto una novità. La sua origine si può ritrovare nell’uso (normale nella scrittura dei mercanti medievali) della lettera a con una linea sovrapposta, che poteva valere come abbreviazione delle parole latine a(nnus) ‘anno’, a(ut) ‘o’, a(lius) ‘altro’, a(nte) ‘prima’.
Più tardi, nella lingua inglese, questo simbolo si è specializzato con il valore di a(t) ‘presso’. Di qui il suo successivo impiego negli indirizzi di posta elettronica.
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simboli
A (PREPOSIZIONE)
La preposizione semplice a può presentarsi in diverse forme:
• quando si trova prima di una parola che comincia con la vocale a (più raramente con altre vocali) può assumere la forma ad, con d (eufonica)
passiamo ad altro, dare ad intendere, ad onor del vero
• seguita da parola con consonante iniziale, produce il cosiddetto raddoppiamento sintattico. Il raddoppiamento della consonante è visibile nella resa grafica delle parole derivate da a + altro elemento che hanno assunto una grafia univerbata (univerbazione)
accanto, appena, accapo, affatto
• il raddoppiamento è reso nella pronuncia standard, ma non nella grafia, quando le due parole vengono scritte separate
a casa (ma nella pronuncia standard accàsa)
• quando si trova prima di un articolo determinativo, si fonde con l’articolo, dando luogo alle preposizioni articolate
al, allo, alla, ai, agli, alle
La preposizione a svolge diverse funzioni:
• può concorrere alla formazione di locuzioni avverbiali
a caso, a precipizio, a mano a mano, a poco a poco
a volte anche in forma di preposizione articolata
alla cieca, alla carlona
• può collegare due elementi della stessa frase, introducendo diversi tipi di complementi indiretti
Questa la dedico a te (= complemento di termine)
Da due mesi abito a Milano (= complemento di stato in luogo)
I soldati attaccheranno all’alba (= complemento di tempo)
• può collegare due frasi distinte, introducendo diversi tipi di proposizioni
Hai fatto male a fidarti (= proposizione causale)
Sei venuto a litigare? (= proposizione finale).
USI
In alcuni italiani regionali, la preposizione a viene usata anche in altri contesti e con altre funzioni:
• al posto della preposizione di, in espressioni come
sorella a Mario, cugina a mio nipote
• in alcuni tipi di esclamazione
Beato a te!, Poveri a noi!
• per introdurre il complemento oggetto
Senti a me!, Lo conosci a Mario?
• davanti a un infinito retto da un altro verbo
L’ho sentito a dire cose brutte
Sono tutti usi molto marcati in senso locale: decisamente sconsigliabili non solo nello scritto, ma anche nel parlato.
Diverso il caso dell’uso (originariamente romano e meridionale) di a al posto di in con i nomi di strade e piazze
Abito a via Garibaldi in alternativa ad Abito in via Garibaldi
Questa soluzione – ormai largamente diffusa in tutta Italia, sul modello del costrutto usato con i nomi di città (abito a Venezia) – può essere considerata un’alternativa accettabile rispetto a quella più tradizionale.
Sono accettabili entrambe le soluzioni anche in alternative come:
insieme a o insieme con?
vicino o vicino a?
dietro o dietro a?
sotto o sotto a?
sopra o sopra a?
anche se tradizionalmente si tende a preferire la seconda.
In altri casi, anche se entrambe le alternative sono frequenti nell’uso, l’unica corretta è quella con la a.
• Riguardo a (riguardo a o riguardo?)
Riguardo alla questione che sai, è tutto risolto
• Inerente a (inerente a o inerente?)
L’articolo inerente all’ultimo scandalo
• Relativo a / relativamente a
Il provvedimento relativo alle pensioni.
STORIA
Alcune locuzioni avverbiali costruite con la preposizione a (normali nell’uso odierno) sono state a lungo condannate dai puristi, perché rifatte su un modello francese (prestiti). Tra queste, molte espressioni della moda
alla Pompadour, alla Luigi XIV
e della gastronomia
risotto alla marinara, spaghetti al burro, uova al tegame, pollo allo spiedo
Più recente la diffusione di a portar via
pizza a portar via
che, sul tipo di espressioni come vuoto a rendere o a perdere, traduce l’inglese (to) take away. Meglio sarebbe dire da portar via.
Il costrutto con un verbo di percezione (vedere, sentire e simili) seguito da a + infinito era normale nell’italiano antico e diffuso ancora all’inizio del secolo scorso
Mi sono sentito a dire da lui, come roba sua, le cose che io gli avevo detto (V. Pareto, Lettere a Maffeo Pantaloni 1890-1923).
A- (PREFISSO)
Esistono in italiano due prefissi a-.
Il primo prefisso a- (dalla preposizione latina ad) è usato per la formazione di verbi parasintetici a partire da un sostantivo o da un aggettivo.
• Se la parola a cui si aggiunge inizia per consonante, il prefisso a- provoca il raddoppiamento sintattico
fianco> affiancare
dolce> addolcire
breve> abbreviare
• Se la parola comincia per vocale, alla a segue una d eufonica
ombra> adombrare
esca> adescare
opera> adoperare
Ci sono anche casi in cui questo prefisso viene usato per creare un verbo da un altro verbo
rischiare> arrischiare
quietare> acquietare
Il secondo prefisso a- (proveniente dal prefisso greco composto dalla sola lettera alfa) si usa in combinazione con aggettivi e sostantivi per indicare mancanza, privazione (e per questo è detto alfa privativo)
partitico (‘di partito’) > apartitico (‘indipendente dai partiti’)
Quando la parola che segue comincia per vocale, il prefisso assume la forma an- (propria già dell’etimo greco)
alcolico (‘che contiene alcol’) > analcolico (‘che non contiene alcol’)
alfabetismo (‘saper leggere e scrivere’) > analfabetismo (‘non saper leggere e scrivere’).
USI
È da notare la differenza di significato fra alcuni aggettivi composti con a- come areligioso, amorale e aggettivi analoghi composti con il prefisso di origine latina in-, come irreligioso, immorale. Qui, il prefisso a- indica più propriamente indifferenza, atteggiamento passivo (in questo caso di fronte al problema religioso o morale); il prefisso in- esprime avversione e più aperto contrasto (immorale è chi o ciò che si oppone alla moralità, che la viola e l’offende).
COMPLEMENTO DI ABBONDANZA
Nell’analisi logica, il complemento di abbondanza è un complemento indiretto che indica un elemento (concreto o astratto) di cui si dispone in abbondanza. È introdotto dalla preposizione di ed è retto da verbi, aggettivi o nomi che indicano, appunto, abbondanza: traboccare, abbondare, pieno, colmo, ricchezza ecc.
Il vaso trabocca d’olio
È un ragazzo pieno di risorse
Il parco presenta una grande ricchezza di fiori e piante.
VEDI ANCHE
privazione, complemento di
ABBREVIAZIONI
L’abbreviazione è una riduzione grafica di parole adottata nella scrittura per risparmiare tempo e spazio. I modi in cui si realizza sono tre:
• per contrazione (quando in una parola sono soppresse lettere o sillabe intermedie)
fratelli> f.lli
dottoressa> dott.ssa
gentilissimo> gent.mo
Se la contrazione dà origine ad abbreviazioni di sole due o tre lettere, il punto si sposta alla fine (per segnalare comunque che si tratta di un’abbreviazione) oppure si omette (visto che in fine di parola non cade nulla)
dottor > dr. oppure dr
confer> cfr. oppure cfr
• per compendio (utilizzando una o più lettere iniziali della parola)
dottor > dott.
ingegnere > ing.
eccetera> ecc.
• per sequenza consonantica (ricorrendo alla consonante iniziale e ad alcune altre consonanti della parola)
seguente> sg., seguenti> sgg.
USI
Le abbreviazioni sono frequentissime nelle nuove scritture telematiche (e-mail, sms, chat, forum e social network). Tra le più comuni, si trovano sequenze consonantiche come
nn (= non), cn (= con), cmq (= comunque), qst (= questo / i / a / e)
Un caso leggermente diverso è quello delle lettere dell’alfabeto usate per rendere pronomi o preposizioni equivalenti nella pronuncia
c (= ci), t (= ti), d (= di)
In questo specifico tipo di scrittura, d’altra parte, l’abbreviazione può riguardare qualunque parola e qualunque lettera e può non essere necessariamente segnalata dal punto finale proprio perché considerata perfettamente normale e lecita (abitudine da evitare assolutamente quando ci si trova a scrivere testi di tipo diverso).
STORIA
Anche se oggi queste soluzioni vengono associate ai mezzi di comunicazione telematici, si tratta di espedienti molto antichi, correntemente usati nella scrittura già da molti secoli. Basti pensare, per il latino, a sigle come DD per donum dedit ‘donò’, ad abbreviazioni come hab per habere ‘avere’, a contrazioni come ãglus per angelus ‘angelo’ o geñlis per generalis ‘generale’. Ancora nell’Ottocento, erano normali – nelle lettere private – forme come T.V. ‘tutto vostro’, Aff.mo ‘affezionatissimo’, nȓo ‘nostro’ gño ‘giorno’ e così via.
VEDI ANCHE
acronimi